Foto osè sul web e film hard: bancaria licenziata a Siracusa. “Provvedimento illegittimo”
Licenziata per giusta casa dalla filiale di Siracusa di un istituto di credito. A raccontare la storia, a tinte hard, è la stessa protagonista ovvero la piemontese Benedetta d’Anna, siracusana d’adozione. “Ho lavorato per 17 anni in una nota banca. Ma ho sempre provato il desiderio di esibirmi, anche sessualmente, e finalmente ci sono riuscita girando anche un film che ha per titolo La Bancaria”, raccontava un mese fa a Dagospia e durante interviste nella trasmissione di Radio24, La Zanzara.
Come nome d’arte ha scelto Benny Green. Per la banca quel comportamento non sarebbe stato in linea con l’impiego in filiale a Siracusa. “L’Istituto di credito mi ha sempre ostacolato e osteggiato in questi anni. Sono sempre stata discriminata. Un atteggiamento vessatorio. Io ho sempre posato come modella, e dal settembre 2020 mi sono iscritta ad una piattaforma privata dove inserisco dei contenuti più espliciti. Poi dallo scorso anno sui miei social ho pubblicizzato alcune serate. Ma ho sempre svolto tutto fuori dal mio orario di lavoro”, ha spiegato all’Ansa.
La lettera di ammonimento è arrivata a novembre dello scorso anno. A dicembre la comunicazione di licenziamento per giusta causa. “Per me è stato un abuso da parte loro. Sono una donna che intende sfidare i falsi moralismi. Dovrebbero ammettere che una donna viene licenziata perché nel 2022 ci sono cose che vengono reputate immorali e vengono discriminate”, accusa Benedetta d’Anna.
L’istituto di credito, dal canto suo, ha elencato quattro motivi di contestazione: “assenza ingiustificata dal servizio omettendo di avvertire dell’assenza; svolgimento di attività lavorativa extrabancaria durante l’assenza del servizio motivata da stato di malattia; assenza ingiustificata alla visita fiscale domiciliare durante il periodo di malattia; svolgimento di attività professionale in violazione al contratto nazionale del lavoro”.
La donna ha annunciato ricorso affidando l’incarico all’avvocato Piero Ortisi secondo cui la sospensione sarebbe non solo “illegittima” ma anche al limite del “mobbing”. E per essere ancora più chiaro spiega all’Ansa che “i fatti posti alla base della contestazione sarebbero in ogni caso null’altro che libera espressione della sfera sessuale privata e personale della dipendente”.