Fotovoltaico in Sicilia, il caso Canicattini e gli altri. Ddl del M5s: "no al sacco dei terreni agricoli"
Continuano le adesioni alla manifestazione di sabato mattina a Canicattini Bagni, in contrada Bosco di Sopra. Una mobilitazione promossa da chi non vede di buon occhio il progetto che mira alla realizzazione di un grande impianto fotovoltaico a terra, alle porte della cittadina iblea. L’assessorato regionale all’Ambiente ha espresso parere positivo, nonostante la contrarietà di alcune delle amministrazioni locali coinvolte.
“Non possiamo permettere che la Sicilia diventi un immenso campo fotovoltaico a fronte dell’assenza di qualsiasi tipo di regolamentazione che, ad oggi, preveda regole chiare per l’installazione di tali impianti”, affermano intanto i deputati regionali del M5S Giampiero Trizzino e Luigi Sunseri. I due hanno presentato un ddl per regolamentare le installazioni in Sicilia ed evitare il far west nel settore.
“Si continua ad assistere – dice Trizzino, primo firmatario – all’aumento vertiginoso del numero di progetti pervenuti alla commissione regionale deputata al rilascio delle autorizzazioni (Via-Vas), cosa che comporta un rischio enorme per l’ambiente e per il paesaggio siciliano, oltre che per l’agricoltura. Per tale motivo, abbiamo presentato un disegno di legge che stabilisce regole precise per l’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli, mettendo, così, fine a una stagione di totale anarchia. Noi non abbiamo nulla contro il fotovoltaico, anzi, ma il far west attuale è inaccettabile. Specie se questo aiuta a lucrare sulle difficoltà degli agricoltori”.
A spingere contadini e proprietari terrieri a cedere in massa le campagne è la scarsa redditività delle terre, specie se rapportata alle allettanti offerte delle aziende che negli ultimi mesi stanno facendo la corsa ad acquisti ed affitti.
Il ddl stabilisce che la porzione massima di terreno agrario coltivabile e/o coltivato sulla quale è consentita la realizzazione di impianti fotovoltaici o solari non può essere superiore al 10% della dimensione del lotto e in ogni caso per una superficie totale non superiore ad un ettaro.
“Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge – spiega Trizzino – con decreto dell’Assessore per l’Agricoltura verranno individuati i parametri e i limiti per la realizzazione di impianti fotovoltaici e solari, che dovranno tener conto, tra le altre cose, del rapporto di copertura rispetto al lotto di terreno in cui vengono realizzati, delle distanze minime dai confini, delle distanze minime da rispettare nel caso di impianti da realizzarsi in un’area in cui insistono altri impianti nelle vicinanze, dell’equa distribuzione degli impianti sul territorio regionale, dell’obbligo di conversione della destinazione d’uso del suolo da agrario a industriale”.
Luigi Sunseri aggiunge poi che “molte aziende, approfittando dei prezzi da miseria del settore agricolo (in tempi buoni gli agricoltori siciliani guadagnano poche centinaia di euro per ettaro), stanno proponendo l’acquisizione del diritto di superficie, offrendo importi che vanno dai 2mila ai 3mila euro all’ettaro”
Secondo il ricercatore del Cnr Mario Pagliaro, che ha contribuito alla stesura del ddl, “in Sicilia non c’è alcuna ragione di solarizzare i terreni agricoli. Sono già disponibili per questo, censite dalla regione, 511 discariche esauste e 710 fra cave e miniere chiuse. Con i 4 siti di interesse nazionale di Priolo, Milazzo, Gela e Biancavilla, in totale sono pronti ad essere solarizzati quasi 4mila e 200 ettari. Con i pannelli di oggi, che superano i 500 W di potenza, sarebbe possibile quindi triplicare la potenza fotovoltaica attualmente installata in Sicilia senza sottrarre all’agricoltura un solo metro quadro di terreno fertile. Poi, occorre solarizzare l’intero parco edilizio siciliano che con 1 milione e 700mila edifici è secondo solo a quello della Lombardia. In questo modo è possibile coniugare energia pulita e rinnovabile con la tutela del paesaggio e dell’agricoltura, riducendo drasticamente il consumo di petrolio e gas naturale”.