Giornate d’Autunno, il Fai riapre la Chiesa del Collegio e svela i segreti del Vermexio
Tornano le Giornate d’Autunno del Fai. A Siracusa, sabato 14 e domenica 15 ottobre, i volontari del Fondo per l’Ambiente Italiano “riaprono” le porte della Chiesa del Collegio dei Gesuiti e sveleranno piccoli segreti e grandi storie del palazzo del Senato.
Dalle 10.00 alle 17.00, con un piccolo contributo libero, con i giovani “ciceroni” delle scuole siracusane ed insieme al Fai, sarà possibile tornare ad ammirare i marmi policromi ed i simboli custoditi all’interno della Chiesa del Collegio dei Gesuiti. Per ben quarant’anni, infatti, da quando gli ultimi Gesuiti lasciarono Siracusa nei primi anni ’80, la chiesa ha chiuso i battenti per un lungo restauro. E’ stata riaperta in occasione di due eventi di spicco come la grande mostra su “Mario Minniti e i Caravaggeschi siciliani” e un evento del G8 sui temi ambientali.
La fondazione del collegio dei Gesuiti a Siracusa risale al 1554 e la prima pietra per l’edificazione della chiesa fu posta il 31 luglio 1635 in coincidenza con la festa di Sant’Ignazio. La chiesa e il collegio rappresentano uno dei più importanti complessi della Sicilia barocca, scrigno di esaltazione sacra alla maniera dello stile gesuitico romano, espresso ai massimi livelli sia nelle dimensioni delle decorazioni esterne che nelle opere d’arte in essa contenute.
Fra queste ricordiamo, ad esempio, la splendida statua del Santo, opera dello scultore palermitano Ignazio Marabitti, datata 1756. Di grande valore anche il dipinto di Antonio Madiona raffigurante S. Francesco Saverio e i bellissimi altari in marmo provenienti dalla ex chiesa dei Gesuiti di Palermo e qui ricomposti tra il 1927 e il 1931. Ricco di marmi policromi anche l’altare maggiore di Giovanni Battista Marino. Splendide le due grandi cantorie ai lati dell’altare maggiore.
Il Palazzo del Senato, più conosciuto come Palazzo Vermexio, sede del Municipio, sopravvisse al devastante terremoto del gennaio 1963. Fu commissionato dal governo della città all’architetto Giovanni Vermexio, da cui prende il nome, in sostituzione dell’antica Camera Reginale della città. Per la prima volta il Palazzo sarà mostrato nella sua interezza, dai sotterranei, con i resti delle capanne circolari dell’età del bronzo e di un antico edificio di culto dedicato alla dea Artemide risalente al VI secolo a.C., fino alla terrazza da cui si gode uno dei più affascinanti panorami della città.
Il primo piano dell’edificio è impostato su schemi classici, con grandi finestre timpanate e paraste bugnate di stile dorico toscano, poi completato da una solenne trabeazione decorata con metope e triglifi. Non sono assenti gli elementi barocchi e la peculiare “firma” del Vermexio (riconducibile, forse, all’estrema magrezza dell’architetto): un minuscolo geco posto nell’angolo sinistro del palazzo, visibile ad occhio nudo a chi avrà la voglia di cercarlo col naso all’insù. All’interno dell’atrio è parcheggiata la settecentesca carrozza del Senato, realizzata sul modello delle berline austriache.