Hikikomori e disagio giovabile, incontro al Quasimodo di Floridia con Gilistro e la psicologa Valente
(cs) Di Hikikomori e disagio giovanile si è parlato all’istituto comprensivo Quasimodo di Floridia, in provincia di Siracusa. Invitato dalla scuola per approfondire la tematica, il deputato regionale e pediatra Carlo Gilistro (M5S). Nelle settimane scorse era stato il promotore di un convegno regionale a cui hanno partecipato in remoto circa 300 scuole siciliane. “Ringrazio il dirigente scolastico ed i docenti di Floridia che hanno voluto anche questo momento in presenza per tenere alta l’attenzione sulla problematica, presente più di quanto si possa immaginare anche nella nostra realtà”, ha detto al termine Gilistro.
Sono sempre più numerosi in Italia gli autosegregati in casa, che interrompono i rapporti con i propri coetanei, abbandonano le attività sportive e, a volte, perfino la scuola, e tra le quattro mura delle propria stanzetta trascinano la propria esistenza. Sono questi gli hikikomori, termine importato dal Giappone, dove il fenomeno è molto diffuso, per indicare letteralmente chi sta in disparte. In Italia sono oltre centomila. Tantissimi anche in Sicilia, “probabilmente nell’ordine di qualche migliaio – dice Carlo Gilistro – anche se è veramente difficile avere stime corrette, perché spesso abbiamo a che fare con soggetti ‘invisibili’ e con un comportamento non riconosciuto nemmeno dai genitori che gli vivono accanto”.
Gilistro ha ribadito l’importanza di prestare massima attenzione “ai campanelli d’allarme per cercare di correre subito ai ripari. Per questo bisogna aiutare insegnanti e genitori a saperli riconoscere”. Sono diversi i segnali-spia del problema da tenere in dovuta considerazione, tra questi i principali sono: le frequenti assenze da scuola, l’abbandono delle attività sportive, la ridotta o mancata frequentazione dei coetanei, l’autoreclusione nella propria stanzetta, l’inversione del ritmo sonno-veglia, la preferenza per l’attività solitaria, spesso con l’uso delle tecnologie digitali.
“I genitori – puntualizza Gilistro – vanno aiutati e non colpevolizzati, non c’è ad oggi alcun riscontro scientifico che dica che un particolare stile genitoriale spiani la strada all’insorgere del fenomeno che si presenta soprattutto nella fascia che va dai 14 ai 30 anni. Altro tabù da sfatare è quello che dipinge gli hikikomori come dei fannulloni che si isolano per evitare la fatica dello studio o del lavoro. Niente di più falso, perché questi soggetti spesso eccellono nello studio o nel lavoro. Gli hikikomori hanno semplicemente deciso di non tentare una carriera sociale perché demotivati o frenati dalla paura del confronto con gli altri”.
All’incontro di Floridia hanno partecipato anche Marcella Greco, responsabile regionale dell’associazione Hikikomori Sicilia, e la psicologa e psicoterapeuta Elina Valente.