Houthi, la zona industriale e il cambio rotta delle petroliere: milioni di euro di nuovi costi

L’Europa è costretta a fare i conti con la minaccia Houthi e la instabilità che si è venuta a creare nel mar Rosso ed in avvicinamento al canale di Suez. Una situazione che tocca la provincia di Siracusa da vicino, più di quanto si possa credere. Basti pensare alla zona industriale che si rifornisce di petrolio con le grandi navi provenienti dal Golfo Persico. La nuova e preoccupante condizione dell’area, ha convinto il trader Trafigura e la stessa Goi Energy – proprietaria dei grandi impianti Isab – a cambiare le rotte per gli approvvigionamenti.
Le petroliere che da quell’area sono dirette ai pontili industriali della rada di Augusta adesso circumnavigano l’Africa. Decisione di prudenza, per non mettere a repentaglio il prezioso carico. E il dirottamento intorno al Capo di Buona Speranza richiede dai sette ai nove giorni di navigazione in più, oltre ad un significativo aumento dei costi.
Ogni petroliera “spostata” su questa nuova rotta costa, mediamente, 1,2 milioni di euro in più. Un sovraccosto di produzione non previsto di cui si fanno al momento carico trader e cliente ma che – spiegano gli economisti – nel mediolungo termine potrebbe spingere di nuovo verso l’alto l’inflazione. La paura è, nel caso in esempio, che possa tornare a crescere il costo dei carburanti e dell’energia, sebbene per ragioni diverse da quelle dovuta alla guerra russo-ucraina.
E’ bene precisare che la produzione della zona industriale siracusana non è a rischio e che il grezzo arriva anche da altre rotte, sempre via mare. Attenzione però, sempre per effetto della situazione medio-orientale, adesso lo Stretto dei Dardanelli va verso una sorta di “ingolfamento” da sovraccarico. Con possibili attese e ulteriori ritardi negli approvvigionamenti.

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