I lavoratori della ex Provincia incontrano Musumeci: “servono 5 milioni di euro”
Nel suo pomeriggio siracusano, tra Augusta e Priolo, il presidente della Regione era atteso anche da una nutrita delegazione di lavoratori della ex Provincia di Siracusa. L’ente è avvitato da anni in una crisi che non conosce soluzione.
Stipendi col contagocce e la paura di vedersi aprire da un momento all’altro il baratro sotto i piedi.
Lo hanno atteso all’ingresso del Ciapi di Priolo e Musumeci ha accettato di incontrare una rappresentanza di lavoratori, composta da quattro dipendenti. Con loro ha affrontato la delicata questione delle ex Province ed il grosso problema di Siracusa. “Dobbiamo sforzarci di trovare una soluzione e dobbiamo farlo in fretta. Anche se oggi non è per niente facile”, ha spiegato loro il presidente della Regione. Il problema principale sono le somme per la spesa corrente: non ci sarebbero grosse risorse.
La richiesta avanzata dai rappresentanti dei lavoratori è stata chiara. “Servono 5 milioni di euro per il pagamento degli stipendi di novembre e dicembre, più la tredicesima. Con quella somma sarebbero garantiti i dipendenti diretti ed i lavoratori della partecipata Siracusa Risorse”, hanno spiegato al governatore.
La questione è rimasta sospesa. Martedì a Palermo nuovo incontro. Prima in commissiome Bilancio e poi nuovamente con il presidente della Regione. La speranza dei lavoratori siracusani è quella che il pressing sulla politica regionale possa produrre il miracolo entro il 10 dicembre, data in cui chiuderà la tesoreria regionale. Altrimenti rischiano di restare a secco fino ai primi mesi del nuovo anno. E sarebbe inaccetabile.
A Musumeci, i dipendenti della ex Provincia di Siracusa hanno anche chiesto di completare il percorso della legge regionale che permetterebbe loro, tra l’altro, l’accesso alla mobilità. “Non possiamo svuotare le ex Province”, ha risposto Musumeci, poco affascinato peraltro anche da un altro aspetto della legge regionale, quello relativo alle elezioni di secondo livello. “Si consegnano così gli enti nelle mani della politica e dei suoi giochetti”.