I problemi della riqualificata area Tisia/Pitia: il collettore, la rotonda rialzata, i marciapiedi

Non bastano correttivi frettolosi per “salvare” la riqualificazione urbana della grande area di via Tisia e via Pitia. Esteticamente, la zona è decisamente più bella: marciapiedi larghi ed eleganti, spartitraffico a verde, rotatoria rialzata, panchine, paletti e qualche pianta ornamentale. Da un punto di vista funzionale, però, i lavori eseguiti mostrano tutti i loro limiti quando arrivano gli (ormai ordinari) scrosci di pioggia. La strada si allaga, l’acqua sale sui marciapiedi e finisce per invadere i negozi. Le immagini dei sacchi di sabbia disposti a protezione delle attività commerciali e di negozianti impegnati con mocio e scope, poco si sposa con l’idea di un’area riqualificata. Disagiata, semmai.
Ma perchè un largo tratto di via Tisia/Pitia finisce sempre sott’acqua? La risposta è facile: il sistema di raccolta delle acque piovane è sottodimensionato e gli ostacoli per il normale deflusso superficiale sono aumentati. L’occasione dei 24 mesi di cantiere per la riqualificazione era magari quella idonea per pensare di cambiarlo con uno di maggiore capacità o di affiancarne un secondo. D’altronde, l’attuale collettore risale agli anni 60 del secolo scorso. Da allora ad oggi, il bacino che deve servire si è – almeno – quadruplicato: negozi, uffici, abitazioni. Ma di questo aspetto pare che nessuno, in fase di progettazione ed esecuzione lavori, si sia troppo preoccupato da un punto di vista operativo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Si è corsi ai ripari, è vero. Con delle caditoie aggiuntive, proprio dove insiste la rotatoria rialzata. La loro utilità è, però, tutta da valutare anche perchè finiscono per scaricare sempre nello stesso collettore sottodimensionato e vanno quindi presto in sofferenza.
Considerando le condizioni dei sottoservizi fitti su via Tisia, la soluzione sarebbe quella di posare un secondo collettore per le acque piovane, sino alle spalle del Palasport. Ma significherebbe di nuovo lavori, cantieri, strada chiusa per mesi. E negozi (ed economia) a cui si infliggerebbe il colpo finale. Oltre che una spesa pubblica di almeno 2 milioni di euro: soldi che Palazzo Vermexio non può permettersi.
E allora la richiesta che si leva da via Tisia/Pitia è – almeno – quella di eliminare la rotonda rialzata che diventa una diga, quando piove. Lo urlano da ieri negozianti e residenti costretti a combattere con l’acqua che si insinua dentro le proprietà. Anche l’altezza dei marciapiedi, in alcuni punti, desta qualche perplessità: battente troppo piccolo rispetto alle esigenze.
Quello che emerge con forza è la necessità di accompagnare tutti i progetti ed i cantieri di riqualificazione urbana anche con studi di ingegneria idraulica. Le piogge hanno ormai carattere torrenziale e bisogna adattarsi con competenze e attenzione, se non si vuol vedere la città lentamente inghiottita dalle acque. Non è più il tempo di concentrarsi solo sul “bello” ma anche e soprattutto sul “funzionale”. Agli architetti – sicuramente tutti bravi, chiariamo – và fornito anche adeguato supporto tecnico-ingegneristico.