Il detenuto suicida a Cavadonna “doveva essere trasferito in comunità dal 2023”

Il detenuto che si è ucciso in cella ad inizio maggio, a Cavadonna, doveva essere trasferito in una comunità di recupero. La richiesta era stata presentata già a giugno 2023. E’ quanto emerso durante il sopralluogo del garante dei diritti dei detenuti del Comune di Siracusa, Giovanni Villari, all’interno della casa circondariale. L’uomo, in terapia psichiatrica, si è impiccato utilizzando le lenzuola. Disperativi i tentativi di rianimazione che hanno riattivato soltanto un flebile battito cardiaco. Trasferito in rianimazione all’Umberto I senza mai riprendere conoscenza, è stato dichiarato morto due giorni dopo.
Quello stesso pomeriggio, un secondo detenuto aveva tentato di togliersi la vita, quasi un’ora prima e sempre nella stessa sezione: blocco 10. Non è riuscito nel suo intento e – attraverso colloqui con i medici della struttura – il garante ha appreso che era in sciopero della fame per protesta . Anche in questo caso, si tratta di uomo in terapia psichiatrica. Ma quanti sono i carcerati che richiedono questo tipo di assistenza a Cavadonna? “Non è stato possibile reperire il registro visite psichiatriche, dal quale si sarebbe potuto evincere il numero dei casi in cura in questo ultimo periodo. È purtroppo molto evidente una grave carenza di personale sanitario: dal programma di turno di maggio risultano 29 turni scoperti (di cui 12 notturni), per un totale di 180 ore non coperte. È imprescindibile un intervento immediato per potenziare il personale sanitario”. Al momento sono almeno 12 i casi psichiatrici di gravità “significativa” ma circa il 30/40% dei detenuti presenti a Cavadonna – secondo il dato fornito da fonti mediche al garante Villari – “richiede cure e terapie psichiatriche”.
Nell’ala in cui era ristretto il detenuto che si è tolto la vita, sono in corso lavori di ristrutturazione. “Attualmente, purtroppo, la sezione è affetta da casi di scabbia dovuti all’infestazione di parassiti, un problema persistente nonostante gli interventi mirati e sanificanti attuati dalla direzione già in passato”, annota il garante che ha suggerito alcuni interventi per ridurre le possibilità di proliferazione e diffusione di parassiti. Noti poi i problemi relativi alla carenza di personale e sovraffollamento della popolazione carceraria.
Il Garante ha anche sottolineato nella sua relazione come, nonostante siano passate molte settimane dall’installazione del distributore gratuito di acqua potabile sanificata e dalla fornitura dei dispenser per tutte le sezioni dell’Istituto, questi ultimi non sono ancora stati attivati e resi disponibili alla fruizione. “Si sono accumulati notevoli ritardi a causa della protratta consegna di alcune attrezzature. La direzione assicura che l’attivazione avverrà entro una settimana. Sarà necessario trovare una soluzione adeguata per posizionare i dispenser nelle varie aree di utilizzo, preferibilmente vicino all’ingresso delle sezioni, per consentire un accesso libero e continuo, ma sotto la supervisione costante del personale della polizia”.