Il futuro del depuratore Ias? Non passa più dalle industrie ma da Siracusa ed Augusta
Oggi si insedia il tavolo tecnico per l’attuazione degli interventi di adeguamento del depuratore consortile Ias di Priolo Gargallo. Ci sarà anche il presidente della Regione, Schifani, indicato dai ministeri delle Imprese e dell’Ambiente quale soggetto preposto al coordinamento delle attività finalizzate al finanziamento, alla progettazione e alla realizzazione delle opere volte all’attuazione delle prescrizioni dell’autorizzazione integrale ambientale rilasciata dal dipartimento regionale dell’Ambiente per l’esercizio, nel rispetto dei valori limite di emissione del depuratore consortile di Priolo.
L’ingegnere Giovanna Picone, invece, è stata nominata commissario degli interventi per l’adeguamento della struttura, al centro di una delicata vicenda giudiziaria, sfociata in un sequestro e severe prescrizioni.
“Faremo innanzitutto dei tiraggi per verificare l’entità dei lavori di riparazione a cui seguiranno le necessarie valutazioni”, ha anticipato il presidente della Regione. “Sappiamo che alcune aziende hanno deciso di procedere in proprio, ma saremo sensibili a tutte le richieste delle imprese che volessero continuare ad allacciarsi all’impianto”, ha poi aggiunto toccando un serio problema di prospettiva per il depuratore consortile.
Quell’impianto, infatti, nacque negli anni 80 fondamentalmente a servizio della zona industriale. Ma oggi – come ha rilevato lo stesso Schifani – le grandi aziende si stanno dotando di loro depuratori privati, reazione inevitabile ai problemi registrati negli ultimi anni con Ias.
Isab sud ha già il suo tas, gli impianti nord si stanno attrezzando in proprio come anche Priolo Servizi, Sonatrach e Sasol. Nel giro di pochi anni, quindi, le grandi aziende saranno “autonome” per la depurazione dei reflui industriali. Ed a quel punto, a cosa servirà il depuratore consortile? Quella struttura pubblico-privata richiede oggi un costo di gestione annuo stimato tra i 10 ed i 14 milioni di euro. Somme a cui si riesce a fare fronte grazie al canone mensile di utilizzo versato proprio dalle grandi aziende. Senza, è difficile immaginare che i soli comuni di Priolo e Melilli – parziali utilizzatori del depuratore – possano far fronte all’intero costo di gestione.
Si potrebbe immaginare un coinvolgimento di Siracusa, con una linea che dirotti nell’impianto consortile quanto oggi finisce nel porto Grande. Ma anche in questo caso, il Comune capoluogo non può certo garantire lo stesso gettito delle industrie. La soluzione potrebbe allora passare da Augusta. La città megarese non ha depurazione e faticosamente sta seguendo un percorso che dovrebbe portare alla realizzazione di un impianto ad hoc. Ma se si utilizzasse, invece, l’esistente depuratore consortile si accorcerebbero sensibilmente i tempi (e ricordiamo che l’intera città di Augusta continua a sversare in mare, senza depurazione) e senza ricorso a nuovo cemento e consumo di suolo si risolverebbe il grave problema ambientale. Con questa formula allargata a Siracusa ed Augusta, diverrebbe “sostenibile” – oltre che utile – il depuratore consortile per la cui manutenzione rifunzionalizzazione la Regione si sta preparando a mettere in campo risorse pari a diversi milioni di euro.