Il giorno dopo l’emergenza: danni per milioni di euro. E polemiche: “Prevenzione inesistente”
Ancora nella notte roghi a Targia, zona che insieme a Belvedere, Epipoli e contrada Spalla ha vissuto le ore più calde dell’emergenza incendi a Siracusa. Le associazioni di Protezione Civile, Forestale e Vigili del Fuoco hanno lavorato sino quasi alle prime ore del mattino. Il peggio è passato ma adesso restano sul tavolo le polemiche per una prevenzione non efficace e terreni incolti divenuti innesco perfetto per incendi dietro cui, è il sospetto, possa nascondersi persino una regia occulta. E poi c’è la conta dei danni, secondo le prime stime da quantificare in milioni di euro.
“Ho perso tutto per colpa dei terreni incolti attorno al mio autosalone”, urla Salvo il proprietario della concessionaria di auto usate di Epipoli andata distrutta: le vetture sono solo scheletri anneriti. Il sangue freddo dei gestori dell’impianto di carburante poco distante sono gestiti con sangue freddo ad evitare il peggio,a cnhe attraverso il ricorso a schiumogeni.
Un incendio devastante ha invece distrutto la balza delle Mura Dionigiane di Siracusa. Il rogo si è innescato intorno alle 12:30 di ieri e in pochissimo tempo, alimentato dal vento, ha spazzato via la vegetazione di uno dei polmoni verdi più importanti della città, oltre a causare dei danni incalcolabili alle vigne e alle strutture dell’Azienda Agricola Pupillo risalendo verso le abitazioni.
“Sono passati pochi anni dall’ultimo devastate incendio che distrusse la Balza delle Mura Dionigiane e da allora – dichiara Carmela Pupillo – nulla è stato fatto per mettere in sicurezza il sito. Tutta l’area archeologica dell’Epipoli è in completo abbandono, lasciata a se stessa, senza controlli, senza manutenzione, senza la ben che minima prevenzione in termini di incendi”. Bruciano gli ulivi, le vigne, le pietre antiche, bruciano ettari di biodiversità che erano casa e rifugio di tanta flora e fauna spontanea che differenzia questo territorio dagli sfruttamenti intensivi e dagli impianti industriali, ma più di ogni cosa a bruciare dentro è un sentimento di rabbia e di frustrazione per l’inadeguatezza delle misure di prevenzione e di contenimento. “Ogni estate – aggiunge Carmela Pupillo – la nostra terra brucia, è un fatto risaputo, ma nonostante questo non ci sono mai uomini e mezzi in grado di contrastare un’emergenza che non è più un’emergenza, ma una consuetudine. Non è mia intenzione – conclude la Pupillo – puntare il dito contro i Vigili del Fuoco, impegnati a fronteggiare le fiamme di altre decine di roghi, ma è evidente che questo sistema di prevenzione e di pronto intervento non funziona e che qualcuno dovrà, prima o poi, assumersi delle responsabilità”.