Il grande mistero: perchè l’Italia non ha neanche provato a chiedere una deroga per Priolo?
In attesa di un necessario intervento statale per assicurare un futuro alla zona industriale di Siracusa, sotto il peso delle sanzioni alla Russia, una domanda va posta all’esecutivo Draghi. Ed è molto semplice: perchè l’Italia, a differenza di altri paesi europei, non ha neanche chiesto una deroga? Lo ha fatto, e l’ha ottenuta, la Bulgaria fino alla fine del 2024. Lo ha fatto e l’ha ottenuta la Croazia, fino alla fine del 2023. Ed anche paesi con oleodotti hanno ottenuto la deroga all’embargo al petrolio russo. Un mistero perchè l’Italia non ci abbia neanche provato, pur sapendo bene il Mise della dipendenza attuale del sito industriale siracusano – uno dei più grandi d’Europa – dal petrolio russo.
Ad una analisi sommaria, non mancherà chi commenterà che è scandaloso. Di certo grave, specie se tarda ad arrivare il piano B, la mossa scongiura crisi e disoccupazione. Anche su questo punto, silenzio e misteri. Mentre piede sempre più corpo la tesi secondo cui, il Mise a guida leghista sarebbe stato più sensibile verso una industria veneta o lombarda ma siciliana proprio no.
«Risulta francamente incomprensibile la mancata richiesta da parte del governo italiano di inserire la raffineria di Priolo tra le deroghe previste nel nuovo pacchetto di sanzioni sul petrolio russo. Siamo davanti ad una abnorme disparità di trattamento che danneggia la Sicilia». Commenta stavolta a ragione l’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana, Mimmo Turano, commentando le decisioni del Consiglio europeo sullo stop al greggio russo via mare che scatterà il prossimo anno.
«E’ evidente la disparità di trattamento nei confronti della Sicilia, soprattutto se consideriamo che in sede di Consiglio europeo sono state concesse deroghe anche a Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia con l’esclusione dell’oleodotto Druzhba dal sesto pacchetto di sanzioni Ue».
Intanto Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, tira le orecchie al governo. “Non si può dire armiamoci e partite. Grandi Paesi industrializzati come Italia e Germania ma anche la Polonia sono i primi a subire gli effetti delle sanzioni”, ha spiegato chiedendo uon recovery anche per famiglie ed imprese colpite dal contraccolpo delle sanzioni alla Russia.