Il porto rifugio è a pezzi, rischia l’inagibilità totale. Danno da milioni di euro per Siracusa

 Il porto rifugio è a pezzi, rischia l’inagibilità totale. Danno da milioni di euro per Siracusa

Il porto rifugio di Siracusa è in condizioni drammatiche, al limite dell’operatività. Con due distinte ordinanze, l’ultima a dicembre 2023, la Capitaneria di Porto ha dovuto dichiararne la parziale inagibilità. Se non verranno effettuati i lavori di ripristino del riccio di testa e della diga foranea, si rischia persino la chiusura della struttura che sin qui ha sempre garantito la supervisione della sicurezza della navigazione e la gestione ordinaria dei servizi nautici.
Un incredibile silenzio circonda la vicenda, eppure centrale per la marineria e l’economia siracusana. Basti, ad esempio, pensare al pontile industriale che movimenta qualcosa come 14 milioni di tonnellate all’anno di prodotti petroliferi, con circa 350 navi petroliere in ingresso ed in uscita con l’assistenza, supporto e vigilanza di pilotine e rimorchiatori di casa al porto rifugio di Santa Panagia.
A forza di inibizioni, oggi sono solo due i rimorchiatori ormeggiati a fronte dei sei previsti. Con la diga foranea in quelle condizioni. Per dare un’idea, il loro intervento è essenziale per la sicurezza anche del vicino porto Grande: quando la Msc ruppe gli ormeggi, sono stati quei due rimorchiatori a permettere di riportare condizioni di sicurezza ottimali, in supporto con quello già presente sul luogo.
Questo è giusto un esempio, forse il più immediato per comprendere quanto sia vitale mantenere operativo il porto rifugio. Per chiarire ulteriormente, se dovesse arrivare l’inagibilità totale – i marosi non fanno sconti – si bloccherebbe anche l’attività del pontile industriale, il che equivarrebbe a fermare gli impianti sud di Isab con annessi lavoratori diretti e dell’indotto a casa.
Il problema è nato nel 2019 con le prime, impetuose mareggiate. L’allora assessore regionale alle infrastrutture, Marco Falcone, visitò il porto rifugio di Santa Panagia, assicurando un pronto intervento della Regione (proprietaria del porto rifugio, ndr). Ed in effetti vennero stanziati circa 4 milioni di euro per i lavori urgenti. Si era anche arrivati, lo scorso anno, all’aggiudicazione ma – incredibile sorpresa – nel frattempo i soldi non c’erano più. L’aggiudicazione, infatti, venne completata oltre la data prevista per l’utilizzo delle risorse stanziate, mestamente tornate indietro.
Il deputato regionale Carlo Gilistro (M5S) ha presentato diverse interrogazioni in Ars, chiedendo agli assessori Aricò e Falcone di risolvere l’incredibile e paradossale stallo. E’ però trascorso un anno e di novità, circa nuove fonti di finanziamento, paiono proprio non essercene.
E’ allora già scritto il finale? Si, se la politica regionale non comprende l’importanza della partita che si sta giocando (e perdendo) sul porto rifugio. Le condizioni attuali sono drammatiche. Le mareggiate hanno spezzato e affondato il riccio di testa, sparpagliando i tetrapodi ormai inutili nella loro funzione di frangiflutti. Interi pezzi della diga foranea sono stati staccati e spostati dalla furia delle onde ed evidenti sono ulteriori segnali di prossimi cedimenti, mentre il mare si ingrotta persino sotto ai pontili ed alle passerelle degli ormeggi.
Non c’è più tempo per chiacchiere e sopralluoghi e neanche per cercare colpe e responsabilità. O partono i lavori o sarà game over per il porto rifugio di Siracusa.

 

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