Il presidente Mattarella a Siracusa: le parole, i discorsi
“Sintetizzava alla perfezione l’autorevolezza dello studioso e dell’accademico e la passione dell’attivista dei diritti politici e civili, impegnato sul campo contro ogni forma di sopraffazione della persona e di mortificazione dell’essere umano». Queste le parole usate dal il sindaco, Francesco Italia, per ricordare lo storico presidente dell’attuale “The Siracusa International Institute” (ex Istituto superiore internazionale di scienze criminali), Cherif Bassiouni, che oggi, a un anno dalla morte, è stato ricordato a Siracusa alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da oggi la sede dell’Istituto (un palazzo del Comune, ex chiesa di San Francesco di Paola ed ex convento dei Minimi) è intitolato allo stesso Bassiouni. Il sindaco Italia ha rivolto al presidente Mattarella «l’affettuoso saluto della città», ringraziandolo per avere voluto presenziare a una commemorazione che per Siracusa riveste una particolare importanza.Di seguito una sintesi dell’intervento del sindaco Italia.
Celebrare oggi, a un anno dalla sua scomparsa, Cherif Bassiouni è come celebrare a tutti gli effetti un figlio della nostra terra, un figlio di Siracusa.
Forse al professore non piacerebbe questa definizione; forse gli starebbe stretta, lui che ha portato le sue conoscenze e le sue competenze in vari angoli della Terra, che si è sempre mosso in una prospettiva planetaria e si è speso senza sosta per arrivare, attraverso la forza della Legge e del Diritto, a un mondo migliore, più giusto ed equo. Ma per me e per tutti i siracusani è una maniera per ribadire, ad un anno dalla morte, il valore di quella cittadinanza onoraria concessa tempo addietro e che fu segno di riconoscenza all’uomo che per oltre 40 anni ha incarnato l’Istituto superiore internazionale di scienze criminali facendolo diventare punto di riferimento del dibattito giuridico sull’allargamento dei diritti civili.
Cherif Bassiouni ha lasciato un’impronta profonda e duratura. Anche se dal 2015 ha ricoperto solo la carica di presidente onorario, i suoi insegnamenti sono ancora oggi la sostanza della mission dell’odierno Siracusa international institute. Egli sintetizzava alla perfezione l’autorevolezza dello studioso e dell’accademico – maestro di schiere di giuristi – e la passione dell’attivista dei diritti politici e civili, impegnato sul campo contro ogni forma di sopraffazione della persona e di mortificazione dell’essere umano. La pratica e lo studio del Diritto, dunque, per lui non erano solo lavoro intellettuale ma erano impegno concreto e fattivo, specie lì dove erano minacciate le libertà.
Solo considerando questo doppio registro si comprende appieno l’eredità lasciata dal professore Bassiouni e si coglie il senso delle iniziative alle quali ha dedicato maggiore impegno. Mi riferisco ai Tribunali internazionali per l’ex Jugoslavia e per il Ruanda ma, soprattutto, alla Corte penale internazionale, per la cui istituzione si spese in prima persona, ricoprendo incarichi di primo piano in tutto la faticosa e complicata fase preparatoria, e che gli valse la nomination al Nobel per la pace nel 1999.
Per tutto questo e per molto altro, autorevoli giuristi e studiosi considerano Bassiouni come uno dei padri nobili del Diritto penale internazionale. Riuscire a far incontrare oltre 160 Paesi anche molto distanti per storie, principi e culture giuridiche fu uno sforzo enorme e mi rende orgoglioso il pensiero che una parte considerevole di quel lavoro fu fatto proprio a Siracusa attraverso le conferenze e gli incontri internazionali organizzati proprio all’Isisc. Mi rende orgoglioso l’idea che la mia città e il Comune, di cui mi onoro di essere sindaco, abbiano contribuito anche per una parte piccolissima al raggiungimento di un obiettivo di civiltà enorme come l’istituzione di un tribunale capace di non lasciare impuniti crimini contro l’umanità, dunque frutto di sopraffazione e di aberrazione.
Assieme alla Fondazione Inda, grazie al professor Bassiouni, il Siracusa international institute è uno dei fiori all’occhiello di una città antica che non vuole, però, vivere solo della sua storia – per quanto invidiabile – ma vuole continuare ad essere protagonista nel presente e nella costruzione del futuro. Nei suoi 46 anni di vita esso ha assolto a questo compito in maniera pregevole attraverso un’attività di alto profilo che prosegue senza sosta. Da qui sono passati e passano personalità di primissimo livello, non solo studiosi ma anche donne e uomini impegnate giornalmente sul campo nel lotta al crimine in tutte le sue declinazioni: da quello comune a quello politico, da quello religioso a quello, ovviamente, mafioso. Qui si fa sintesi e si creano occasioni di confronto affinché l’azione degli Stati sia sempre all’altezza delle sfide lanciate da chi immagina un mondo più insicuro. Il crimine è fonte di sofferenza per molti ma motivo di tornaconto per pochi, gente capace di trarne ricchezze talmente grandi da condizionare le scelte economiche e politiche e che, in un mondo globalizzato e sempre più interconnesso, possono produrre i loro effetti nefasti su intere popolazioni.
Studio, ricerca e analisi; attenzione alle aree di crisi e formazione dei giovani giuristi rivolta anche ai Paesi che si stanno impegnando a colmare i ritardi nell’affermazione della certezza del diritto. Ce n’è abbastanza per sentirci fieri di questa istituzione nel ricordo costante di Cherif Bassiouni e dell’attuale presidenza di Jean-François Thony. Un’istituzione con queste caratteristiche ha la sua sede ideale a Siracusa, storica porta verso il Nordafrica e il Medio oriente, città aperta sul Mediterraneo, luogo millenario di civiltà e di cultura che chiama tutti noi contemporanei a nuovi doveri e a nuove responsabilità.
Questo il discorso integrale del presidente dell’istituto, Jean-François Thony :
Signor Presidente della Repubblica,
Signor Presidente della Regione,
Signor Sindaco,
Cari amici dell’AIDP, del consiglio di amministrazione e del personale dell’Istituto,
Autorità tutte,
Gentili ospiti,
Signore e Signori,
Benvenuti al The Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights.
Ci troviamo qui oggi in occasione del primo anniversario della scomparsa del nostro storico fondatore, presidente e anima dell’Istituto per oltre trent’anni, il Professor Cherif Bassiouni, che la quasi totalità dei presenti in sala, ha avuto il piacere di conoscere personalmente e di apprezzare.
Signor Presidente, le sono molto grato per la sua presenza qui oggi, che ci onora, dando ulteriore lustro a questo momento per noi così importante e speciale. Il nostro Istituto è una fondazione riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica. Nel corso degli anni, messaggi di stima e incoraggiamento sono arrivati dai presidenti Giovanni Leone, Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano.
Ringrazio inoltre l’Onorevole Nello Musumeci, Presidente della Regione Siciliana, il Dottor Francesco Italia, Sindaco di Siracusa, tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni presenti qui oggi, e coloro che, negli interventi successivi, esprimeranno la loro testimonianza per onorare la memoria del Professor Bassiouni.
Organizzare un’iniziativa in ricordo di Cherif, e dedicare alla sua memoria questo meraviglioso edificio che oggi ospita il nostro Istituto, prevedendo tra l’altro una conferenza internazionale che si svolgerà tra domani e dopodomani sui temi a lui tanto cari della giustizia penale e dei diritti umani, è sembrato a tutti noi che abbiamo lavorato al suo fianco per molto tempo, il modo migliore per continuare un percorso lungo oltre quarantacinque anni, nella maggior parte dei quali lui ha rappresentato la nostra guida e ispirazione.
Cherif, lo sapete tutti, è stato un giurista immenso, e ha conseguito dei risultati straordinari nel corso della sua vita. Personalmente, l’ho incontrato la prima volta poco più di vent’anni fa. Oltre alla sua immensa gentilezza, notai subito che si trattava di un gigante in ambito giuridico e, al tempo stesso, che era dotato di un carisma ineguagliabile. Cherif aveva sempre nuovi progetti, un vero e proprio vulcano di idee, ed è stato il migliore dei padri possibili per quest’Istituto. Il nostro Istituto ha formato negli anni oltre cinquantatré mila giuristi da cento settantatré paesi del mondo, e si è visto riconoscere lo status consultivo speciale presso le Nazioni Unite. Oggi è conosciuto in tutto il mondo grazie soprattutto a lui. Proprio con il supporto di questo Istituto, Cherif ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo del moderno diritto penale internazionale, e si è speso al massimo delle sue capacità per mettere la parola fine all’impunità degli autori dei peggiori crimini internazionali.
Cherif ha inoltre contribuito alla creazione della Corte Penale Internazionale. Per promuovere l’istituzione di una corte, che giudicasse la commissione dei più efferati crimini internazionali, l’Istituto ha organizzato diciannove conferenze internazionali e seminari, che hanno prodotto una corposa documentazione scientifica. Spicca in tale contesto il Siracusa Draft, la prima versione dello statuto della Corte Penale Internazionale, che venne redatto a Siracusa. Questo Siracusa Draft servì da base ai lavori del comitato preparatorio delle Nazioni Unite, presieduto da Cherif Bassiouni, che poi adottò lo statuto finale della Corte.
Vorrei cogliere oggi quest’opportunità per esprimere la mia solidarietà, e quella dei giuristi penalisti, al presidente, ai giudici e ai procuratori della Corte per le minacce inaccettabili che hanno ricevuto.
L’Istituto ha inoltre avuto un ruolo importante nell’elaborazione di trattati internazionali, come la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata, conosciuta come la Convenzione di Palermo e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura, il cui progetto venne redatto a Siracusa nel mille novecento settantasette.
La lista dei traguardi raggiunti da Cherif con l’Istituto è troppo lunga da elencare, ma quanto già detto, fornisce il quadro della sua passione infinita verso lo sviluppo di una cultura globale della giustizia, verso il consolidamento universale dello stato di diritto, e a favore di una sempre più forte tutela dei diritti umani nel mondo. Ed è questa la ragione per cui nel mille novecento novantanove Cherif ha ricevuto la nomination al premio Nobel per la pace.
La nostra è una storia che va avanti dal mille novecento settantadue. La nascita dell’Istituto è maturata pochi anni prima in seno all’Associazione Internazionale di Diritto Penale, grazie all’intuizione di Cherif di creare un luogo che facesse da ponte tra est e ovest, in un contesto di guerra fredda, una vera e propria porta di dialogo, da situare al centro del Mediterraneo. Decisiva fu anche la spinta di Giovanni Leone, all’epoca presidente del gruppo italiano dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale e di lì a poco Presidente della Repubblica.
È strano pensare che la nostra storia sia strettamente legata a una persona che non aveva legami specifici con la Sicilia e con l’Italia. Come sapete, Cherif è nato in Egitto, ha proseguito i suoi studi in Francia, per poi affermarsi, ancora giovanissimo, come professore presso la DePaul University di Chicago, oltre che come avvocato.
Dalla città di Siracusa, che ha nominato Cherif suo cittadino onorario nel mille novecento ottantasette, il nostro Istituto continuerà a tenere alta la guardia per chi, ancora oggi, è privato dei diritti umani fondamentali, per chi è sottoposto a trattamenti crudeli e inaccettabili. La crisi migratoria degli ultimi anni porta alla luce con sempre maggiore orrore, storie di aberrazioni, di soprusi, di tragedie individuali e collettive, che non possono e non devono lasciare indifferenti.
Migliaia di migranti sono vittime di tratta da parte di gruppi criminali internazionali, sottoposti a tortura, e spesso, quando riescono ad arrivare nel nostro territorio o altrove, continuano a essere sfruttati dagli stessi gruppi criminali. In molti casi, sono costretti a lavorare senza i più elementari diritti, e talvolta sono ridotti in totale schiavitù. A settant’anni dall’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che celebreremo il prossimo dieci dicembre, sono ancora troppe, le persone che vengono private delle più basilari libertà. E l’orrore non risparmia nessuno, compresi donne e bambini. Questa grave situazione impone maggiori responsabilità a un Istituto come il nostro.
Tra i diritti fondamentali da proteggere, non vanno dimenticati anche il diritto alla libertà, alla sicurezza e il diritto a essere tutelati da ogni forma di crimine. Per questa ragione, l’Istituto è stato sempre impegnato in prima linea nella lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione, attraverso le diverse attività di assistenza tecnica, di formazione e di ricerca, fra cui un progetto globale di lotta al fenomeno del traffico illecito che sviluppiamo da due anni.
Quando, negli anni settanta, il Presidente Leone ha offerto all’Istituto la possibilità di avere la propria sede in Sicilia, era ben consapevole del forte messaggio simbolico che sarebbe stato lanciato, in una terra in cui altrettanto forte era il potere della criminalità organizzata.
Nel duemila quattordici quando il Papa ha ricevuto alcuni membri dell’AIDP, e io ero fra questi, ha tenuto un discorso sulla criminalità organizzata e la corruzione, utilizzando parole molto forti, le più forti che io abbia mai sentito dire alla massima autorità ecclesiastica. Mi ricorderò sempre una frase in particolare: “la corruzione non si perdona, la corruzione si cura.”. La lotta contro la corruzione è difatti uno degli obiettivi principali dell’Istituto. Non può esserci rispetto dei diritti umani laddove esiste corruzione; non c’è sviluppo economico, non c’è democrazia, non c’è uguaglianza. Dove c’è corruzione, mancano i valori fondamentali di una società.
Abbiamo il dovere di raccogliere l’incredibile eredità umana, culturale e valoriale che Cherif ci ha lasciato e trasformarla in progetti e azioni concrete che abbiano la capacità di migliorare la tutela dei diritti umani, di contrastare le attività illecite e di diffondere lo stato di diritto nel mondo. Con tanto lavoro, e sacrificio, lo stiamo facendo e continueremo a farlo. Non possiamo però farlo da soli; abbiamo bisogno dell’aiuto e del supporto di tutte le istituzioni, a livello locale, regionale, nazionale e internazionale.
È vero, l’Istituto ha perso la sua guida lo scorso anno, ma conosce chiaramente la direzione da seguire. L’assistenza tecnica, le attività di formazione e la ricerca sono i nostri tre pilastri attraverso cui ci proiettiamo nel futuro per continuare a essere promotori nel mondo di pace e giustizia.
In tal modo, ciascuno di noi onorerà al meglio la memoria di Cherif.
Forse qualcuno, all’indomani della scomparsa del nostro Cherif, avrà pensato che essendo l’Istituto così legato a lui, non avrebbe avuto la capacità di sopravvivere senza la sua guida. Voglio riassicurare tutti costoro. Cherif è ancora vivo, e lo sarà per sempre. L’Istituto continuerà a essere la fortezza dei diritti umani e l’avanguardia nella lotta ai crimini, alle organizzazioni criminali e alla corruzione.
Vi ringrazio molto per la vostra attenzione.