Il viadotto di Targia è ancora lì. Un intrico di cavi e reti rallenta la demolizione

E’ una storia “intricata” quella relativa al ritardo nell’avvio dei lavori di demolizione del viadotto di Targia. Intricata come i cavi che passano sotto quella infrastruttura pericolante e da abbattere. Cavi di cui nessuno si era curato, nonostante il via libera all’abbattimento per ragioni di Protezione Civile. Per la cronaca, si tratta dei cavi che tengono Siracusa “attaccata” alla rete internet nazionale. Il viadotto è di proprietà comunale, ma alla notizia del via libera alla demolizione nessuno pare esserci curato delle relative comunicazioni al gestore della rete ed agli altri fornitori di servizi. In supplenza, lo ha dovuto fare il Genio Civile.
Nei giorni scorsi, dopo un estenuante pressing, la Telecom ha completato i lavori di sua competenza. Si può allora iniziare ad abbattere il viadotto, “sgranocchiandolo”? No. Perchè mentre i tecnici della Telecom liberavano l’infrastruttura da abbattere, è venuto fuori che là sotto c’è anche il cavo di un altro operatore. Dal Genio Civile subito partite le telefonate con la sede regionale della compagnia, che ha assicurato un intervento entro la fine della settimana. A meno di altre sorprese (altri cavi?), a fine mese è a questo punto atteso il via libera alla demolizione, finanziata dalla Regione con poco meno di un milione di euro. Doveva avere avvio subito dopo la scorsa Pasqua, come annunciato dall’allora assessore regionale alle infrastrutture, Marco Falcone. Ma ad oggi il viadotto è ancora lì.
Sono stati svolti interventi propedeutici, come la strada di servizio per raggiungere con i mezzi pesanti i piloni su cui poggia l’infrastruttura. La demolizione non avverrà con il ricorso ad esplosivi, ricadendo il viadotto in una zona vincolata per ragioni di tutela archeologica. Lo si “mangerà” pezzo per pezzo, attraverso dei macchinari dotati di pinze giganti. Ovviamente si inizierà dall’alto prima scarificando l’asfalto, poi rimuovendo guardrail e cordoli e quindi via a quello che tecnicamente viene definito “sgranocchiamento”, dalla campata giù verso i piloni.