Interessi attorno alle Camere di Commercio, Piscitello: “Quote Sac fuori dal dibattito”
Associazioni datoriali e di categoria stanno animando un acceso dibattito, non privo di contrapposizioni, sul futuro delle Camere di Commercio siciliane. “Ma le associazioni di categoria non sono partiti politici, e non possono e non devono prevedere logiche di scontro e contrapposizione. I contendenti cedano le armi e affidino la soluzione al confronto tra il Presidente Musumeci e le organizzazioni di categoria”, è il messaggio che parte da Confcommercio Siracusa e dal suo presidente Elio Piscitello.
“La contrapposizione frontale non serve a nessuno”, spiega Piscitello. “Questo vale sempre, ma in particolare quando sono coinvolte le imprese e le loro organizzazioni di rappresentanza che devono occuparsi dello sviluppo dei territori e non contrapporsi in sterili battaglie che lasciano ferite molto spesso insanabili”.
Chiunque vinca lo scontro delle Camere di Commercio – con la ‘separazione’ tra Siracusa, Catania ed Augusta in primo piano -” lascerà sul terreno un carico di rancori e di delusioni sul quale nessuno sarà in grado di costruire”, le preoccupazioni di Confcommercio Siracusa.
Le Camere di Commercio, intanto, cercano di ritrovare la loro funzione di supporto e di promozione degli interessi generali delle imprese e delle economie locali. Vanno allontanati, in questo, gli interessi politici e le contrapposizioni personali. “Per questo non riesco a comprendere questo scontro all’ultimo sangue, tra diverse parti in campo schierate. Tutti sappiamo che le ragioni e i torti non stanno da una sola parte. È indiscutibile che l’accorpamento fra Siracusa, Ragusa e Catania ha comportato evidenti problemi di rappresentatività per i territori più piccoli, nonché, all’interno dei medesimi, palesi squilibri fra le diverse associazioni di categoria. Questo, a mio avviso – continua Piscitello -in gran parte è dipeso dall’inadeguatezza della legge Madia che, nel prevedere la necessità degli accorpamenti per dare maggior efficienza alle Camere di Commercio e garantirne la sostenibilità economica, non ha introdotto efficaci strumenti di autonomia gestionale delle diverse sedi accorpate e di rappresentanza decentrata dei territori. E i limiti della legge hanno comportato evidenti squilibri anche nella composizione della governance della cosiddetta Camera di Commercio del Sudest, che ha visto una netta prevalenza di rappresentanti provenienti dal territorio della provincia più grande”.
Tutto questo non ha certamente favorito lo spirito di collaborazione e coesione fra territori e associazioni di categoria e ha creato un clima di sospetto e dissenso in merito ad alcune decisioni rilevanti, quali ad esempio l’equa gestione delle risorse economiche e finanziarie, la pari funzionalità delle tre sedi, la nomina dei propri rappresentanti nelle società partecipate e controllate. E, in particolare, questo clima si è ancor di più amplificato sulla decisione di vendita delle quote della SAC (società che gestisce l’aeroporto di Catania nonché socio di maggioranza della società che gestisce l’aeroporto di Comiso).
“Tali anomalie normative e organizzative – afferma Piscitello – andavano, quindi, affrontate e superate. Ritengo, però, che la legge sulla riorganizzazione del sistema camerale della Regione siciliana del 2021, seppure intervenga su tali problematiche, di fatto non le risolva. La creazione di una Camera composta da 5 provincie (Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Agrigento e Trapani), a legge vigente, non solo non risolve il problema, ma rende ancor più distante dai territori la governance camerale, rischiando di sacrificare ulteriormente le esigenze e le richieste provenienti dalle aziende”.
Oltretutto, un territorio così vasto, con un tessuto socioeconomico profondamente diverso, non è governabile in maniera efficiente, da un’unica Camera di Commercio. Senza parlare delle difficoltà logistiche di mobilità per poter raggiungere i diversi territori della circoscrizione.
A questo punto, secondo Confcommercio Siracusa, occorre che tutti si impegnino a trovare una soluzione equilibrata che non determini vinti e vincitori, garantendo rappresentanza ed equilibrio territoriale, consentendo al sistema camerale siciliano di riacquistare il ruolo centrale e l’autorevolezza che merita e gli compete. Il compito di trovare questa soluzione non può che essere del presidente della Regione. A cui arrivano i consigli di Confcommercio: “Deve liberare il confronto sulla riorganizzazione degli enti camerali dal nodo della vendita delle quote dell’aeroporto di Catania, che da troppo tempo ormai invelenisce il dibattito. Musumeci deve, poi, chiedere con l’autorevolezza che gli è propria, a tutti i Consigli Camerali siciliani, di procedere ad immediate modifiche dei propri statuti affinché vengano inseriti elementi atti a garantire una forte autonomia gestionale delle singole sedi accorpate, con rafforzamento del ruolo delle associazioni di categoria dei singoli territori, prevedendo, ad esempio, l’elezione dei consiglieri camerali su base provinciale e non di circoscrizione camerale, nonché criteri di rappresentanza equilibrata dei singoli territori negli organi di vertice”.
E nel frattempo? “Per evitare ulteriori sterili occasioni di conflitto, si sospendano sia le procedure per l’attuazione dei nuovi assetti delle Camere di Commercio, compresa la nomina dei commissari, sia le operazioni di vendita delle quote aeroportuali. So che non è semplice, ma mi sembra più utile e produttivo di una guerra che vedrà in ogni caso sconfitta la Sicilia, chiunque ne esca vincitore”.