Lukoil, i giorni caldi: Schifani dal ministro Urso ed anche Isab “chiama” Roma

Giornata romana per il presidente della Regione, Renato Schifani. Nell’agenda di incontri c’è anche quello con il ministro delle imprese, Adolfo Urso, per affrontare la vicenda Isab Lukoil e i timori che agitano il futuro prossimo della zona industriale siracusana. Il tempo stringe, l’embargo al petrolio russo via mare è ormai dietro l’angolo e gli spazi di manovra per evitare la chiusura della grande raffineria siciliana sono sempre più stretti. Il ministro, negli ultimi giorni, ha lasciato intravedere una possibile azione di nazionalizzazione attraverso la golden power. Strumento di cui si era parlato già due mesi addietro ma poi accantonato dal Mise, allora.
La scorsa settimana Schifani aveva incontrato a Palermo il direttore generale della Lukoil, Eugene Maniakhine, e il vice presidente Isab-Lukoil, Claudio Geraci. «Ho già avviato un’interlocuzione con il governo nazionale perché si possa avere un’attenzione particolare che consenta di arrivare in tempi brevi a una soluzione positiva per l’impianto siracusano e per le migliaia di lavoratori tra azienda e indotto che vi operano», ha ribadito il governatore siciliano.
Nel frattempo, lo stesso gruppo industriale ha richiesto un confronto diretto con il ministro per le imprese. Un vero e proprio incontro con Adolfo Urso per capire, in dettaglio ed in presenza, quali siano le intenzioni del governo, dopo tante dichiarazioni sulla stampa, moltiplicatesi in questi giorni. La richiesta è partita dal tavolo tecnico attivato ad agosto da Giorgetti.
Intanto, tardano gli effetti sperati dalla confort letter che ha “garantito” davanti alle banche italiane Isab Lukoil, estranea – insieme ai suoi vertici – alle sanzioni internazionali. Nessun esito neanche al termine del vertice con gli istituti di credito, lo scorso mese. Ed anche l’intervento della società pubblica Sace sembra ormai sullo sfondo. E con il no di Lukoil alla cessione della raffineria priolese al fondo americano Crossbridge, la golden power sembra – al momento – l’opzione percorribile nel breve tempo. La golden power può essere definita come una sorta di nazionalizzazione per tutelare la sede produttiva, i lavoratori e l’asset strategico industriale. In previsione, poi, di una vendita futura.