Rosolini. Rabbia e dolore nel giorno dei funerali di Giuseppe Cappello
E’ il giorno del dolore e della rabbia a Rosolini. La comunità si è stretta attorno alla famiglia dello sfortunato Giuseppe Cappello, l’agente di Polizia Penitenziaria che ha perduto la vita nella notte di venerdì scorso a causa dell’ondata di maltempo. Nel giorno dei suoi funerali, celebrati in chiesa Madre, il Comune ha proclamato il lutto cittadino. Bandiere a mezz’asta e sospensione di attività rumorose o che possano comunque intralciare il rito funebre, in segno di raccoglimento e rispetto. I titolari di attività commerciali sono stati invitati ad abbassare le saracinesche dalle 15:30 alle 18:00.
“L’uomo è estremamente debole dinanzi allo scatenamento delle forze della natura”, ha detto il vescovo di Noto, Antonio Staglianò. “Viene spontaneo, nella fede cristiana, rivolgerci a Dio, per trovare in Lui rifugio, aiuto e conforto. Soprattutto oggi, però, è doveroso non eludere l’interrogativo di quanti restano disorientati e nello sconcerto, proprio riguardo alla fede e alla fiducia in Dio: dov’è Dio nel nostro dolore, perché non interviene a proteggere i nostri campi dalle acque che si abbattono, ad evitare le nostre disgrazie, a impedire che onesti lavoratori muoiano nel compimento del loro dovere? È giusta la domanda, ma anche è giusto avviare una ricerca onesta per trovare la risposta nel Dio di Gesù, che non vuole la morte e la sofferenza degli esseri umani, ma, piuttosto, è Lui stesso a soffrire e morire per noi. Dov’è Dio nel nostro dolore? La risposta c’è. È sempre là sulla croce del Figlio a condividere, a con-soffrire, a chiedere agli esseri umani la pratica della giustizia vera e dell’amore autentico, che sa offrire e donare con generosità, assumendosi tutte le proprie responsabilità umane, sociali, politiche, al servizio della vita e del bene comune”.
I colleghi in divisa hanno trasportato a spalla il feretro al termine della triste cerimonia. Incredulità e dolore per una dramma che si doveva evitare. “Abbiamo il dovere morale di predisporre e mettere in atto tutto quanto rientra nella possibilità dell’uomo per prevenire, scongiurare o limitare le devastazioni purtroppo già registrate”, sono ancora parole del vescovo Staglianò. “Non può passare inosservato il fatto che la regione siciliana sia in estremo ritardo nella recezione e attuazione della normativa della Legge De Marchi del 1989 e del successivo decreto legislativo 152 del 2006, che regolamentavano con chiarezza e precisione il controllo e il convogliamento delle acque meteoriche, al fine appunto di evitare disastri ambientali”.
L’alto prelato individua in questa inerzia legislativa gran parte della colpa ma parla anche di “carenti disposizioni comunali volte ad assicurare la manutenzione, la pulizia costante e il ripristino degli antichi solchi di scolo dei fondi rustici, nonché il loro convogliamento adeguato nella rete dei corsi d’acqua già esistenti; il mantenimento delle sponde dei fossi per impedire il franamento del terreno; la pulizia degli alvei da erbe infestanti, rovi e rifiuti; il divieto di rimozione delle ceppaie degli alberi che sostengono le sponde del corso d’acqua; la manutenzione delle sedi stradali per evitare l’invasione di arbusti, terra e detriti con conseguente immediato pericolo per autoveicoli e pedoni”.
Più che una sensazione è una certezza quella “che si potrebbe fare molto di più per prevenire o limitare al massimo
disastri come quelli a cui abbiamo assistito in questi giorni”. E’ un richiamo forte rivolto agli amministratori pubblici, un richiama alla responsabilità della guida e protezione di intere comunità locali.