La preside aggredita a scuola, il suo racconto. “Paura e dolore ma perdono il ragazzo”

Desiree Coco è la dirigente scolastica aggredita da uno studente 14enne dell’istituto comprensivo Maiore di Noto. Provata dai forti dolori per via del trauma cranico e della spalla lussata, accetta di parlare della vicenda che l’ha vista come sfortunata protagonista. Nella sua voce non c’è traccia di rabbia, solo una lucida amarezza. “Non ce l’ho con il ragazzo. Anzi, dovessi mandargli un messaggio gli direi che può ancora cambiare; che la decisione ultima sulle scelte della sua vita competono a lui e non è troppo tardi. Se volesse cambiare, può farlo. Ed io, come la scuola, saremmo pronti ad accompagnare il suo cammino con tutti gli strumenti di valutazione del caso”, racconta al telefono. “E’ chiaro, non possiamo avere una ricetta buona per tutto e per tutti. La scuola purtroppo è stata lasciata a mani nude ad affrontare il disagio giovanile”.
L’aggressione. “Una situazione inaspettata. Ho sempre avuto un buon rapporto con il ragazzo, anche nell’ordinaria dialettica quotidiana. Questa volta però non potevamo soprassedere. Aveva lanciato una sedia da una finestra. Se avesse colpito qualcuno, oggi staremmo raccontando un’altra storia. L’ho convocato allora in presidenza e gli ho detto che sarebbe stato sospeso. L’ho rimproverato – prosegue la dirigente scolastica – e stranamente non parlava. Ma sembrava finita lì”.
Invece quello forse era il momento in cui la rabbia iniziava a covare, sino all’esplosione da lì a poco nel corridoio che conduce alla presidenza. “Era quasi l’orario di uscita. Ero fuori dalla mia stanza e stavo parlando dell’accaduto con i servizi sociali che seguono il 14enne. Ho parlato di necessarie restrizioni e non avevo notato che lui stesse sopraggiungendo. Credo abbia sentito ed ha reagito parlando in dialetto, forse anche insulti. Mi sono girata e ho fatto per andare via. E mentre stavo prendendo la borsa, ho sentito che le persone attorno a me gridavano. Avevano visto la sua rincorsa per lanciarsi su di me, come una furia”.
E’ un attimo, il ragazzo – piuttosto alto e massiccio – si scaglia sulla preside. “Uno spavento allucinante”, confessa Desiree Coco. “Non riuscivano a togliermelo di sopra. Ero a terra e non riuscivo neanche ad aprire gli occhi. Non capivo bene cosa stesse accadendo”. Il dolore, invece, quello arriva subito. “Mi sentivo in sua balia. A fatica sono riusciti ad allontanarlo da me”. Il resto è cronaca. L’ambulanza, la visita in ospedale mentre i Carabinieri arrivano a scuola ed informano la Procura dei minori.
L’aggressione subita non è solo una ferita fisica. Abbatte, azzera il morale. “Sono delusa. E’ stata una sconfitta del sistema. Abbiamo perso tutti davanti al disagio giovanile. Alle prese con questi casi estremi, il sistema pubblico non riesce ad essere efficace. Ed io ne ho visto tutti i limiti con i miei occhi. La buona volontà non basta”, dice ancora la preside.
Cosa ha pensato in queste ore? “Forse ho sottovalutato io la situazione. Magari serviva una valutazione diversa del ragazzo, mirata a comprendere se davvero potesse sostenere il percorso scolastico”. Una valutazione psicologica e anche psichiatrica. “Servirebbe d’ufficio lo psicologo a scuola…”.
Si, perchè dietro al caso estremo dell’aggressione e della violenza si muovono decine di storie di disagio, piccolo o grande. Un disagio che finisce per isolare gli adolescenti di oggi. “Dopo il covid, tutto è esploso. I ragazzi sono schiacciati dai social, facciamo fatica a tirare fuori i contenuti. Si dovrebbe elaborare un nuovo modello educativo, un patto tra servizi sociali, famiglie, scuola. E serve, ribadisco, la figura dello psicologo scolastico. E’ importante, specie in istituti di frontiera come il nostro. Io comunque non vedo l’ora di tornare. La scuola è la mia casa. Ma si vive ormai una tensione sociale costante, una quotidianità complessa”.