Le coste siracusane si sfaldano, l’allarme dei geologi: “Il tempo è scaduto, barriere in mare”
“I nostri appelli, in questi anni, sono sempre caduti nel vuoto. Ora il tempo è scaduto, siamo fuori tempo massimo e la natura non fa sconti. L’arretramento della linea di costa è un fenomeno noto ma la situazione è peggiorata a Siracusa”. A dirlo è il segretario dell’ordine regionale dei geologi, Marco Andolina. I casi di cedimento e scivolamento in mare di pezzi importanti dei costoni rocciosi su cui poggia Siracusa sono all’ordine del giorno. E le storiche spiagge sabbiose che fornivano una prima protezione, vedi la Costa del Sole, sono sparite.
“Il problema è che questo fenomeno erosivo sta iniziando ad interessare tratti di costa che prima non erano toccati. Questo non significa tanto che ci sia stata una accelerazione nell’arretramento della linea di costa, quanto piuttosto come i cambiamenti climatici dell’ultimo anno procurino moti ondosi che non sono più quelli che registravamo negli anni scorsi”, spiega Andolina. “Le spiagge protettive delle coste basse non ci sono più: Fanusa e Arenella sono le zone più colpite. Basta vedere i bunker della Seconda Guerra della Fanusa: segnalavano visivamente dove fosse la costa, ed ora invece sono scivolati tutti a mare. Questo dà la percezione visiva dell’arretramento costiero in corso. Prima era rallentato dalla protezione naturale della costa, ora l’azione delle onde arriva subito sulla costa, senza smorzamento”.
Da nord a sud, tutta la costa siracusana è esposta. Marco Andolina non è, purtroppo, sorpreso dai crolli e dai cedimenti. Di questo passo, tra qualche anno potrebbero minacciare da vicino strade ed aree urbanizzate come già succede lungo via lido Sacramento (un tratto è chiuso proprio per questo motivo). Cosa fare? “Uno studio attento delle dinamiche erosive, a cui stiamo lavorando con l’Università di Messina, ci permetterà di progettare delle barriere che smorzino le onde già in mare. E’ l’unica alternativa. Possiamo rafforzare le scogliere esposte con massicciate, palizzate, muri e gabbionate per attenuare i fenomei erosivi. Ma sarebbero palliativi. Le gabbionate stesse col tempo verranno distrutte. Per una vera protezione, bisogna intervenire direttamente in mare. La prima e robusta barriera lì. Oggi sulle coste di Ognina e Plemmirio abbiamo rilevato onde di due metri. Si abbattono direttamente sulla costa. E questo provoca un effetto devastante”.
Questi interventi in mare hanno costi elevatissimi. Le risorse, a quanto pare, ci sarebbero pure. Lo ha recentemente confermato il commissario regionale per il dissesto idrogeologico, Maurizio Croce. Servono progetti e tanta buona volontà di portarli a termine. Anni addietro, venne firmato il contratto di costa Val di Noto per finanziare diversi interventi su 84 km di costa, per ripristinare le barriere a mare. Di quegli interventi, praticamente nessuno è stato avviato o concluso.
Intanto, le piogge sempre più intense che colpiscono il siracusano hanno permesso ai tecnici di documentare anche l’azione delle acque piovane non incanalate nell’indebolire le coste. “Abbiamo già a che fare con problemi seri”, torna a confermare il geologo Marco Andolina. Aumentano i divieti di accesso a coste e spiagge con ordinanze: non può essere solo questa la strategia per affrontare un problema serio.
Di soluzioni e progetti si discuterà il 21 maggio nel corso di un convegno al museo Paolo Orsi di Siracusa. Il tema è chiaro: “La vulnerabilità delle aree costiere della Sicilia sudorientale in un futuro scenario di cambiamenti climatici”. Interverranno, tra gli altri, il prof. Giovanni Scicchitano, del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientalidell’ Università degli Studi di Bari; il prof. Giovanni Randazzo del Dipartimento di Scienze matematiche e informatiche, scienze fisiche e scienze della terra.