Le parole del ministro Urso non scaldano Nicita, Gilistro e Cgil

 Le parole del ministro Urso non scaldano Nicita, Gilistro e Cgil

“In un momento straordinario è necessario un intervento straordinario da parte di tutti. Per risolvere la crisi del petrolchimico saranno necessari provvedimenti urgenti e mirati a fermare la deriva in atto nel breve termine e una programmazione, se necessario anche decennale, finalizzata a rendere la nostra produzione industriale efficiente e competitiva in Italia e nel mondo”. A dirlo è Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia, presente all’incontro in Confindustria con il ministro Urso, in rappresentanza dei sindaci dell’area.
“Il grido d’allarme lanciato la scorsa settimana, nel corso della conferenza stampa svoltasi a Palazzo Vermexio a Siracusa, è stato raccolto dalle aziende che ci hanno illustrato il piano industriale rassicurandoci ampiamente sul mantenimento del livello occupazionale in atto e dai rappresentanti del Governo regionale e del Governo nazionale che hanno dato la propria disponibilità ad intervenire per risolvere le forti criticità in atto, causate, in particolare, dai gravosi costi dell’energia nel ciclo di produzione e dalla sanzione per l’emissione di CO2 particolarmente onerosa nel nostro Paese”, aggiunge Amenta.
Giudizio critico è quello espresso dal senatore Nicita (PD). “Sulle questioni specifiche e immediate, tracciate anche dalle imprese dei settori della raffineria, della chimica e del cemento, legate soprattutto alla decarbonizzazione (alla luce del nuovo deal europeo che mette in campo 100 miliardi) e agli alti costi dell’energia e dell’abbattimento emissioni, non sono arrivate proposte concrete. Come nessun passo avanti è stato compiuto sui temi IAS e degli effettivi impegni assunti da Isab in sede di Golden Power, oltre alla rassicurazione del pieno controllo del ministro di azioni delle quali sappiamo poco o nulla”. Il senatore si mostra critico sulla scelta Eni di abbandonare la chimica di base e sollecita l’adozione di proposte concrete. “Noi abbiamo avanzato quella di istituire Zone industriali d’interesse nazionale strategico, al fine di fornire a un polo strutturato come quello di Priolo, strumenti e obblighi di coordinamento come di investimenti d’area per le attività fortemente della intera zona.
Continueremo a porre questa iniziativa in parlamento perché appare evidente che servono strategie di lungo periodo da realizzare tuttavia in tempi brevi se si vuole garantire la sostenibilità economica, ambientale e occupazione del polo industriale”.
Perplesso anche il deputato regionale Carlo Gilistro (M5S). “Apprezzabile la venuta a Siracusa e il confronto diretto con le aziende del polo industriale aretuseo. Mi aspettavo, però, indicazioni più nette e non ancora generici impegni che poco risolvono nell’immediato per un polo industriale alle prese con marcati segni di crisi ed alla ricerca di una prospettiva su come affrontare e vincere la sfida della transizione. Rimangono così preoccupazioni e perplessità sulle possibili ricadute, da qui a pochi anni, di scelte che restano appena tratteggiate nelle parole del Ministro, eppure ineludibili. Mi auguro che la regia del Governo e della Regione sia attenta e performante nei tempi. Noi continueremo a monitorare la situazione, dando priorità alla sostenibilità ambientale ed occupazionale in ogni mossa che potrà avere una ricaduta sul tessuto produttivo industriale siracusano, diretto o indotto. Quest’area può e deve diventare modello di sviluppo, attraverso la transizione. per l’intera industria energetica italiana. Nessun altro ha le caratteristiche del sito produttivo siracusano. Occorrono però idee precise, da trasferire in sede Europea, e volontà chiare di applicazione”.
Per il segretario della Cgil, Roberto Alosi, la visita del ministro si è risolta in “un’occasione mancata”. E non lesina critiche. occasione mancata. “Chiudendosi nel recinto rassicurante di Confindustria, ha evitato il confronto con le forze sociali dimostrando scarsa sensibilità e preoccupazione per il futuro industriale e occupazionale del territorio. Le rassicurazioni del Ministro- continua Alosi- non cancellano l’incoerenza di un esecutivo che, da un lato, accetta passivamente il disimpegno di Eni dalla chimica di base, e dall’altro sostiene in Europa, insieme ad altri Paesi, la necessità di un Critical Chemical Act per tutelare la produzione di molecole chimiche strategiche. Una contraddizione inspiegabile”.

 

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