Lele Scieri, ruggisce la sua Siracusa: "il mondo militare chieda adesso scusa"
L’associazione Giustizia per Lele annuncia la sua costituzione di parte civile nel processo per la morte del parà siracusano. Tre gli indagati dalla Procura di Pisa per omicidio. Intanto, il Riesame – nel respingere la richiesta di revoca dei domiciliari (leggi qui) – ha messo nero su bianco una agghiacciante verità: Emanuele Scieri poteva essere salvato. “E invece è stato lasciato a contare le stelle, in una calda notte di agosto all’interno di una caserma dello Stato italiano, all’interno della caserma Gamerra di Pisa. Lo hanno lasciato solo con il suo desiderio più grande, quello di essere salvato. Ore di agonia mentre all’interno di quella caserma si provava a inscenare la farsa, la rappresentazione teatrale”, si sfoga Carlo Garozzo, portavoce dell’associazione che dal 1999 non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia per il militare siracusano.
“La nostra voce è stata ascoltata e le istituzioni stanno facendo emergere la verità. Finalmente Emanuele Scieri sta abbandonando per sempre quella caserma e le fantasiose ipotesi da sempre avvalorate da parte del mondo militare di allora. Resteranno per sempre solo come l’inutile tentativo di mettere una pezza su una vicenda che oltre ad aver cagionato la morte di un giovane ragazzo rappresenta una delle pagine più vergognose del mondo militare del nostro Paese. Quel mondo dovrebbe scusarsi con la famiglia Scieri, ammettere le proprie responsabilità e la superficialità con la quale hanno trattato la vicenda sin dai primi minuti, da quando Emanuele Scieri risultò essere assente al contrappello pur avendo la certezza che lo stesso fosse rientrato. Hanno provato a dipingerlo come un debole, un arrampicatore di scale spinto dai motivi più futili, un autolesionista, un suicida. Emanuele Scieri è stato assassinato la notte tra il 13 e 14 agosto 1999 all’interno della caserma Gamerra di Pisa e lasciato morire agonizzante. Attendiamo gli sviluppi giudiziari, certi che la verità, e non una verità, verrà finalmente accertata e i responsabili consegnati alla giustizia”, ruggisce Caro Garozzo.