L’occupazione che c’è e la formazione che manca, una via per far ripartire Siracusa

La zona industriale rimane fattore trainante per l’economia siracusana. In termini di pil e di occupazione, tiene a galla i numeri della provincia aretusea. “Ma l’occupazione si è fatta meno stabile, specie nell’indotto dove la regola sono i contratti a termine e poche prospettive. E iniziano a mancare le figure professionali che le industrie cercano. Questo comporta che, giocoforza, aumenta il ricorso a lavoratori che arrivano da fuori provincia se non addirittura dall’estero”, analizza il segretario generale di Uiltec Sicilia, Andrea Bottaro.
Una volta c’era il Ciapi, centro di formazione di eccellenza che per anni è stato capace di collegare direttamente domanda e offerta di lavoro nell’area industriale. E poi cosa è successo? Quel modello è andato in crisi, la politica si è fatta sempre più ingerente ma non altrettanto attenta alle reali necessità. Ed è iniziato così il declino di un sistema che aveva permesso a centinaia di siracusani di imparare ed ottenere un lavoro.
“Anche il ricorso al massimo ribasso negli appalti e nelle commesse ha rappresentato un duro colpo per gli operai specializzati. Ma il vero problema è che non c’è più in questo territorio un collegamento diretto tra la zona industriale e le possibilità occupazionali che offre. Oggi si cercano figure che qui non ci sono più. Ecco perchè stiamo ragionando insieme a Confindustria Siracusa di rimettere in piedi la formazione professionale, coinvolgendo da una parte scuole come Ipsia e Fermi e, dall’altra, le aziende del polo industriale. Un collegamento diretto e con vista sull’occupazione per i nostri ragazzi che, dopo una prima formazione tecnica tra i banchi ed i laboratori di scuola, potrebbero così completare il percorso, acquisendo quelle competenze richieste dall’area industriale e che così non dovrebbe guardare fuori per trovare il personale di cui oggi ha bisogno”, l’analisi di Andrea Bottaro.
“Saldatori, tubisti e specialisti di macchina scarseggiano ma sono vitali per l’indotto. Mentre l’inevitabile riconversione richiederà esperti di chimica verde e di bioraffinazione”, aggiunge il segretario della Uiltec Sicilia.
Può quindi esserci nuova occupazione, ma deve tornare la formazione: per assicurare quel fabbisogno di personale che c’è (sebbene non più come in passato) ma che non trova soddisfazione guardando al solo bacino di Siracusa.
La Uiltec ha sollevato il tema e indicato una strada, oltre alle solite litanie sindacali che – con rispetto – paiono alle volte retaggio di un tempo che non è oggi. A chi l’onere della prossima mossa per rimettere in moto l’occupazione siracusana?