Mafia. Le intercettazioni choc: "ogni tanto un murticeddu serve…", nel mirino il giornalista Borrometi
Le indagini del commissariato di Pachino, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, svelano l’aggressivitĂ della mafia che sta per perdere la “faccia”. Quei sigilli apposti al distributore di carburante erano un affronto al potere del clan. Che non resta a guardare e risponde con un ordigno esplosivo sotto la vettura della curatrice fallimentare, Adriana Quattropani. L’avvocatessa siracusana ha il grande merito di non cedere a pedinamenti e minacce varie, anche nei mesi precedenti il sequestro della pompa di benzina. “Hai figli?”, le chiedono con fare intimidatorio in uno dei suoi viaggi di lavoro a Pachino. Le minacce partono dal clan Giuliano, attivo tra Pachino e Portopalo. Che nella sua lista nera ha soprattutto il giornalista Paolo Borrometi. Con i suoi articoli e le inchieste pubblicate su Laspia.it svela interessi ed intrecci. E rende nervoso il boss ed i suoi sodali. Al punto da arrivare a pianificare un agguato. “Ogni tanto un murticeddu (un morto ammazzato, ndr) vedi che serve”, si sente in un passaggio delle terrificanti intercettazioni operate dalla Polizia. Una pericolosa nostalgia verso quei tragici anni 90 quando “non si poteva camminare neanche a piedi”. Un vero e proprio piano per un attentato, con il coinvolgimento dei “catanesi”.