Violenza e stalking, pugno di ferro della questura: disposte 28 sorveglianze speciali

Un impulso forte all’adozione di misure di prevenzione soprattutto legate a maltrattamenti e reati persecutori. La questura di Siracusa lavora su questo versante con sempre maggiore incisività, con uno sprint che dallo scorso gennaio viene attribuito a quest’ambito dall’Ufficio Misure di Prevenzione – Divisione di Polizia Anticrimine, diretto da Maria Antonietta Malandrino. In numeri, sono state 35 le misure adottate in questi mesi nei confronti di altrettanti soggetti, relativi a condotte inerenti alla violenza domestica, i maltrattamenti e gli atti persecutori.
Tra le misure previste dalle norme vigenti che consentono di contrastare la tendenza criminale di soggetti che “sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza o la tranquillità pubblica” vi sono, infatti, le Misure di Prevenzione regolate da specifiche disposizioni di legge e finalizzate a limitare la libertà di movimento e le azioni criminali di quei soggetti che hanno dimostrato di essere refrattari ai provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, per prevenire che continuino a perpetrare ulteriori reati, rispetto a quelli già accertati a loro carico.
La Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza rientra tra le citate Misure di Prevenzione personali ed è disposta dall’Autorità Giudiziaria su proposta del Questore, della provincia nella quale il soggetto risiede o dimora stabilmente.La violazione delle stringenti prescrizioni contemplate dalle misure comporta rilevanti conseguenze penali che vanno dalla denuncia alla Autorità Giudiziaria fino all’arresto anche fuori dalla flagranza.
“In particolare-spiega la Questura- la fattispecie del reato di atti persecutori è diretta a reprimere penalmente condotte denominate con il termine anglosassone stalking. Il delitto si sostanzia nel recare minaccia o molestia alla vittima e richiede una reiterazione di tali condotte, produttive di ansia o timori per la propria o altrui incolumità, tali da costringere le vittime ad alterare le proprie abitudini di vita”.