Mare negato, la denuncia di Natura Sicula e la testimonianza di un papà
“Il mare di Siracusa non è affatto garantito a tutti”. Natura Sicula, attraverso il presidente, Fabio Morreale, denuncia frequenti email e segnalazioni “che arrivano dai cittadini, stanchi di sentir parlare di qualche episodio felice, come se fosse rappresentativo di tutta la realtà”. Secondo Morreale, “ben venga il lavoro di associazioni, capitanerie e amministrazioni comunali verso un mare per tutti, ma ancora siamo ben lontani dal traguardo, come si evince dalle parole di un padre siracusano che non sa dove portare al mare i suoi figli senza incontrare recinzioni o sottoporsi a un salasso”.
Il padre in questione racconta di una realtà che si ripete, estate dopo estate.
“Negli ultimi anni, appena arriva l’estate, le famiglie siracusane si avviano alla ricerca di un tratto di mare libero-premette- Benché Siracusa sia una città sul mare, bisogna prendere atto che fare un bagno senza subire un salasso o senza trovare recinzioni è pressoché impossibile. Le poche spiagge del capoluogo sono quasi del tutto affidate alla gestione di stabilimenti privati, e le coste rocciose sono zeppe di abitazioni abusive su suolo demaniale. Lo spazio vitale a disposizione dei comuni mortali è
quasi inesistente. Chi non può permettersi di spendere cento euro per una sola giornata di mare (dei quali 30-40 € per
una postazione con due ombrelloni, 5-10 € per parcheggiare, e il resto per mangiare obbligatoriamente – in barba a qualsiasi legge – presso la struttura prescelta, con annessi tentativi illegali di perquisizioni delle borse alla ricerca di cibo) o semplicemente si rifiuta di far parte di
questo sistema marcio e consumistico, può scegliere se boccheggiare o migrare verso altre provincie limitrofe. Qualora ad esempio si volesse optare per le scogliere del Plemmirio, si faccia ben
attenzione a non disturbare i residenti delle villette e delle strutture ricettive costruite sul demanio marittimo, con tanto di recinzioni e discese a mare rese private e cementificate sul suolo pubblico, in
piena area marina protetta, senza che alcuno dei nostri politici se ne disturbi (forse perché tra le comodità delle loro abitazioni marine, il problema dei cittadini comuni non li toccano). Solo le
associazioni ambientaliste hanno più volte denunciato la questione, senza ottenere alcun risultato. Ciò che accade a Siracusa, non ha termini di paragone con alcuna provincia vicina. Tralasciando
Catania, la cui conformazione del territorio costituisce un impedimento stesso alla libera fruizione del mare, le vicine provincie di Ragusa e Messina hanno spiagge libere in quantità. Le abitazioni raramente impediscono l’accesso libero al mare. I prezzi dei lidi sono decisamente più accessibili e raramente si assiste all’indecoroso spettacolo di cartelli che vietano di introdurre cibo all’interno delle strutture, ovvero su suolo pubblico dato in semplice concessione. I parcheggi sono quasi sempre liberi o si pagano con ticket e con app. Il confronto non regge in alcun modo, anzi “fa acqua” da tutte le parti”.
Morreale chiede dove siano le istituzioni preposte a vigilare e per quale motivo “venga permesso lo strapotere delle spiagge private a discapito dei diritti del cittadino”. E poi ancora: “Perché le villette costruite sul demanio marittimo non vengono messe in discussione? Il mare- conclude- è evidente: non è per tutti”.