Mazzarona rassegnata. L’accusa del parroco: “Noi periferia, utile solo sotto elezioni”
Mazzarona, ovvero il simbolo della periferia siracusana. Rassegnata, triste, piegata su sè stessa. Con qualche sussulto. Come quello dello storico parroco, don Antonio Panzica. “Mi domando perché in questo quartiere invece di andare avanti, o siamo fermi o addirittura andiamo indietro”, si chiede dopo diversi decenni trascorsi in quella comunità. “Tutto il mondo progredisce. La Mazzarona no”. Colpa dei residenti? Colpa della politica che accende le sue attenzioni ad intermittenza? Colpa dei troppi problemi di Siracusa? Di tutto, un pò.
“Mi sembra di capire che siamo destinati a essere ed a restare sempre cittadini di seconda categoria. Tanto viviamo alla Mazzarona…”, si sfoga il parroco di San Corrado Confalonieri. Eppure “durante la campagna elettorale delle ultime amministrative tutti i candidati, a sindaco o a consigliere, pubblicizzavano il loro interesse per le periferie della città. Dove sono ora? Hanno dimenticato quello che dicevano? Oppure per sentirne parlare ancora dobbiamo aspettare le prossime elezioni amministrative?”, punge il parroco.
Dalla chiesa della Mazzarona, la situazione appare così: “Avevamo una scuola, quando era nuova era una delle migliori di Siracusa. Adesso è chiusa da due anni. Le nostre strade sono le più larghe e le più efficienti della città. Tuttavia i loro margini sono pieni di erbacce e la sera scarsamente illuminate, addirittura vi sono lampade spente da anni. Nessuno controlla. Qui, nelle nostre strade, la sporcizia regna sovrana. Sui marciapiedi, a causa degli escrementi dei cani, chi cammina deve fare la gincana. È stato creato e ampiamente pubblicizzato un punto di legalità, attualmente chiuso da più di cinque mesi. Alla fine della via Luigi Foti, ogni giorno, avviene la raccolta dei rifiuti con i mezzi di trasporto che occupano disordinatamente la strada che porta alla parrocchia di S. Corrado”. Questione ordine pubblico e microdelinquenza, il prete della Mazzarona non nasconde la situazione. “Una volta veniva e girava dalle nostre parti la macchina dei Carabinieri o quella della Polizia di stato. Ora, forse perché siamo diventati più buoni, non vediamo né l’una né l’altra. La presenza dello Stato non è unicamente repressiva, è soprattutto educativa”. C’è poi la povertà, materiale e sociale. La Caritas fa quel che può, seguendo migliaia di famiglie. “I poveri non sono sacchi da riempire, ma gente che va aiutata in tutte le sfaccettature della vita”, ammonisce padre Panzica nella sua lettera aperta ai responsabili della cosa pubblica di Siracusa.
Si attende risposte, reazioni, fatti? Lo sguardo vaga intorno, gli occhi poi puntano in alto. “Noi come non esistessimo. Ignorano la presenza di circa 20mila persone. Pensano a noi solo in certi momenti e chi ha orecchie per intendere, intenda”.