Micheletti (Aiace) porta in scena la figlia di 18 mesi. “Empatica e commovente imprevedibilità”
Quando il grande eroe Aiace saluta per l’ultima volta il piccolo figlio Eurisace, diventa ormai chiaro che la tragedia umana sta compiersi. Sofocle carica di pathos ed energia speciale questo momento della sua tragedia, in scena al teatro greco di Siracusa.
Protagonista della rappresentazione prodotta dalla Fondazione Inda è il regista e attore Luca Micheletti che proprio nella scena del congedo con il figlio, si ritrova a condividere il grande palco con la sua vera figlia, Arianna, di appena 18 mesi. “La vivo come una grande emozione che mi mette in contatto con la mia famiglia. Mio papà è mancato due anni fà ed è stato lui ad introdurmi al mondo del teatro, quando avevo l’età di Arianna”, racconta su FMITALIA proprio Micheletti.
Sebbene così piccina, non è stato difficile coinvolgerla nello spettacolo. Aiuta qualche piccolo artificio, come ad esempio il fatto che ad accompagnarla sin dentro l’azione del teatro greco sia la sua mamma. E aiuta anche una qual certa predisposizione. “Lei ci ha visto da sempre cantare, frequentare camerini, sale trucco, palcoscenici. Forse è già il suo mondo”, dice orgoglioso Luca Micheletti.
Certo, la sua reazione non era facilmente prevedibile. “E per questo, avevo preparato diverse soluzioni alternative. Ma dalla prima prova sul palco, Arianna si è subito mostrata a suo agio. E quel grado di empatica e commovente imprevedibilità, che è parte della sua performance, credo che ci metta ulteriormente in contatto con l’ energia originaria e speciale”. Vestito di pelli, sulla scena di un macello, Aiace-Micheletti si rotola in terra con Eurisace-Arianna. Ogni volta, però, è una reazione diversa. “Ora, se non fossi il padre sarebbe difficilissimo portare un bambino di quell’età in scena, non è gestibile. Con me è calma, anche se magari dice mamma, mamma. D’accordo, è fuori copione ma non fuori tema. Nel testo classico Eurisace cerca la mamma e Aiace gli dice ‘sii la gioia di questa tua madre ed io ti prometto che, anche quando non ci sarò più, nessun soldato dell’esercito oserà ferirti con parole di vile oltraggio. E’ un bambino piccolissimo quello a cui pensa Sofocle – analizza Luca Micheletti – e lo capiamo perchè fa dire ad Aiace ‘sei beato in questa stagione della vita in cui non esiste coscienza della gioia e del dolore’. A due, tre anni si acquisisce quella consapevolezza della gioia e del dolore. Allora Sofocle immagina quasi un poppante… A ben vedere – conclude il regista di Aiace – questo episodio racconta più della semplice gioia di un padre di vedere la figlia in scena”.
intanto Arianna si guadagna applausi a scena aperta. “Speriamo non si monti la testa…”, sorride il papà.