Migranti a Cassibile per la raccolta delle patate, Rete Antirazzista Catanese: "Istituzioni assenti, accoglienza zero"
“Anche quest’anno, accoglienza zero per i migranti, braccianti stagionali, arrivati a Cassibile”. La denuncia è della Rete Antirazzista Catanese. Duro l’affondo del gruppo che si occupa del contrasto agli atteggiamenti razzisti. “Come ogni anno-ricorda la Rete- da aprile a giugno, in occasione della raccolta delle patate, ai circa 5.000 residenti a Cassibile si aggiungono numerose centinaia di migranti, per lo più di origine marocchina e sudanese; questi giungono nella frazione siracusana, dopo aver terminato altre raccolte in Italia: una vera transumanza del lavoro migrante nelle campagne. Anche quest’anno, la latitanza delle istituzioni locali è totale nell’approntare un minimo d’accoglienza per le centinaia di lavoratori stagionali che vengono super sfruttati dai caporali e dai proprietari terrieri, che evadono i contributi, ricorrendo alla manodopera in nero”. Accuse serie quelle mosse dalal Rete Antirazzista, che aggiunge altri elementi. “Quest’anno -spiegano i volontari- la produzione delle patate è notevolmente aumentata, come pure la presenza dei migranti, quasi raddoppiata rispetto agli ultimi anni. All’inizio di maggio sono aumentati i controlli delle forze dell’ordine, che hanno “scoperto” i casolari abbandonati (da quasi 10 anni!) di contrada Stradicò, che hanno portato all’identificazione ed alla denuncia di 79 migranti per “invasione di terreni”; come al solito lo stato riesce a dimostrare la sua forza solo con i deboli, peccato che sia quasi sempre debole con i forti.
La presenza stanziale di una comunità marocchina (circa 300) rende più semplice il “primo impatto” per chi proviene dal Maghreb. Per questi ultimi è infatti possibile affittare stanze nel centro abitato. Per gli altri (Sudanesi, Somali, Eritrei, Nigeriani) invece non esistono più neanche le tendopoli gestite negli anni scorsi dalla Protezione civile o dalle Misericordie, che accoglievano almeno 140/150 migranti. Così i migranti sono costretti a trovare rifugio- privi di acqua, luce e servizi igienici- nei casolari di campagna abbandonati e diroccati o in tende di fortuna”. Si tratta nella maggior parte dei casi di migranti in regola con il permesso di soggiorno, rifugiati, richiedenti asilo, protezione umanitaria, in regola con il PDS, in attesa di rinnovo, ma non essendo riconosciuto il diritto di lavorare nel rispetto delle norme contrattuali, viene spinta verso il lavoro irregolare con il rischio di perdere il permesso di soggiorno”. Indice puntato sulla legge Bossi-Fini e contro il Pacchetto Sicurezza. “Teoricamente -entra nel dettaglio la Rete Antirazzista- l’assunzione di manodopera dovrebbe essere eseguita tramite gli uffici preposti, il salario orario netto dovrebbe essere di 6 euro e venti, sei ore e trenta minuti la giornata lavorativa, spese logistiche, di trasporto e materiale di lavoro (scarpe antinfortunistiche, guanti) a carico del datore di lavoro. Ma nella pratica il collocamento è sostanzialmente in mano ai “caporali” e ai subcaporali, in base alle varie etnie; costoro gestiscono anche i trasporti (da 3 a 5 euro il costo) e impongono salari differenziati: chi viene dal Maghreb percepisce 35 euro al giorno e gli altri 30 o ancora meno. Gli orari sono “flessibili”, se vuoi lavorare devi comunque essere in grado di riempire quotidianamente almeno 100 cassette, ognuna del peso di 20/22 chili” . La Rete chiede maggiori controlli “a monte”, sulle aziende che beneficiano del servizio. Fa inoltre appello “a tutto l’associazionismo antirazzista ed al sindacalismo conflittuale siracusano e regionale a non rimuovere questa drammatica realtà. E’ drammatico che ciò si ripeta in una terra dove proprio 50 anni fa ci furono eroiche lotte bracciantili ( che costarono la vita ad Angelo Sigona ed a Giuseppe Scibilia) che riuscirono a debellare a livello nazionale le piaghe delle gabbie salariali e del caporalato.La storia siciliana ce l’ha insegnato emigrare non è reato”.