Musicisti all’Orecchio di Dionisio, video virale e polemiche: ecco cosa è davvero successo
È diventato virale in pochi minuti il video che riprende alcuni artisti intenti a suonare e cantare all’interno dell’Orecchio di Dionisio. Ad un certo punto, con dei piattini in alluminio, viene battuta la parete della leggendaria latomia con un passato da prigione. Tanto è bastato per scatenare un’ondata di sdegno social che accompagna la pubblicazione del video sui social.
Una valanga di reazioni negative che ha sorpreso gli stessi artisti. Da premettere: erano regolarmente autorizzati dal Parco Archeologico. Sono i vincitori di un progetto europeo sui suoni della tradizione ed il riverbero dell’antico monumento.
Krzysztof Gutfranski è il produttore di questo progetto chiamato “Our Voice is Echo!”, avviato settimane addietro in collaborazione con il Parco Archeologico. “Il progetto è sostenuto anche dal Goethe Institute Bruxelles/Fondi europei e abbiamo già discusso tutti i movimenti e i concetti di sicurezza con il direttore del Parco Archeologico. Anche il precedente amministratore, Antonello Mamo, ci ha dato il suo preventivo benestare, che abbiamo seguito con l’attuale indirizzo”, spiega in inglese alla redazione di Siracusaoggi.it.
“Lo strumento utilizzato nel video è uno speciale cembalo in alluminio che non danneggia la densità della pietra”, assicura il produttore. “Forse sembra spaventoso e rumoroso nel video, ma la pressione avviene su fori già esistenti, sacche d’aria scavate nella roccia e colpite dall’artista. L’alluminio ha una densità molto inferiore rispetto alla grotta e non provoca alcun danno alla struttura in questo esperimento suono/atmosfera. Come gesto può sembrare violento, ma non danneggia la grotta”, ripete e assicura.
Il progetto è una ricerca a lungo termine, che oggi si svolge all’Orecchio, dove hanno collaborato con artisti locali (siracusani e catanesi) insieme a Sarvenaz Mostofey, artista iraniano, residente in esilio a Berlino. “Si riflette sulla storia dell’Orecchio come prigione e vi echeggiano le storie della cantante iraniana Ziba e della sua fine”, dice ancora Krzysztof Gutfranski.
“Abbiamo sempre rispettato il luogo e abbiamo lavorato su questo progetto negli ultimi due anni. Definire il nostro lavoro vandalico è un grosso danno di immagine, chiediamo a chi ha diffuso il video di prendere in considerazione l’idea di rimuoverlo. Abbiamo a cuore il Parco e la troupe che ha lavorato con noi con costanza. Questo era un progetto senza scopo di lucro, per portare più connessioni e idee”.
Nei giorni scorsi, in effetti, erano anche stati lungamente applauditi dai gruppi di turisti presenti.