Nel panorama socialpolitico irrompe la Brigata Rosa: "Penisola Maddalena, serve visione futura"
Nel novembre del 1996, la Commissione provinciale Bellezze naturali della Soprintendenza di Siracusa ritenne che l’intera penisola Maddalena dovesse dichiararsi come bene paesaggistico d’interesse pubblico. E questo anche per frenare un intenso utilizzo a fini residenziali e turistici “che hanno cambiato il profilo costiero dell’intera penisola che comprende le contrade dell’Isola, Plemmirio e Capo Murro di Porco”, spiega la neonata Brigata Rosa.
“La penisola è stata quasi del tutto destinata a residenze private o ad attività turistiche, relegando le aree
più interne all’ agricoltura, pur sempre di qualità, ma che assume anch’essa connotati di agriturismo o di
turismo verde: la presenza diffusa di masserie agricole attrae speculazioni edilizie con la possibilità offerta
dal Piano regolatore vigente, di demolire e ricostruire senza proporre alternative per la conservazione di
queste testimonianze storiche”, aggiungono i portavoce del movimento.
“La realizzazione di nuove costruzioni, resort di lusso ovvero strutture per la ristorazione e il turismo
risponde sempre più agli interessi di lobby immobiliari che millantano innumerevoli effetti benefici per la
città, ma è in totale contrasto con i nuovi indirizzi di pianificazione urbanistica”, appunta la Brigata Rosa. E questo a dispetto delle nuove sensibilità su uso sostenibile del suolo “in quanto risorsa strategica, limitata e non rinnovabile”.
Ecco allora che si punta l’indice sulla mancata revisione del Piano regolatore generale di Siracusa che “consente ancora, quasi all’infinito, l’occupazione di tutte le zone costiere del territorio comunale”. Secondo quanto denuncia all’opinione pubblica la Brigata Rosa, “in altra zona di pregio paesaggistico e naturalistico del territorio che circonda il porto grande di Siracusa stanno sorgendo ancora nuove costruzioni e comparti edilizi in contrasto con la salvaguardia paesaggistica delle Saline di Siracusa, dichiarate riserva naturale unitamente al fiume Ciane già dal 1984 e zona SIC dall’anno 2000, sicuramente legittimate da regolari concessioni edilizie ma il cui impatto invasivo è devastante in spregio ad ogni percezione del bene comune costituito dalle saline e dallo spettacolo dell’avifauna che la frequenta abitualmente creando un unicum proprio perché zona umida interna al
porto”.
Ecco allora che in una sorta di manifesto politico programmatico, dal movimento che ha recentemente incontrato il sindaco Francesco Italia viene fuori l’esigenza di una nuova visione di città futura, “adottando le opportune misure di salvaguardia che rendano possibili le trasformazioni che apportino incremento di qualità del paesaggio, nel rispetto dello spirito dei luoghi”.
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