Non tentò di uccidere l’ex compagna, assolto Majdi Aberrazzak: “Sei anni di incubo”

 Non tentò di uccidere l’ex compagna, assolto Majdi Aberrazzak: “Sei anni di incubo”

Assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di atti persecutori e tentato omicidio.

Finisce così l’incubo per Majdi Aberrazzak , assistito dall’avvocato Stefano Francesco Pipitone . La sentenza è stata emessa il 4 luglio scorso daI Tribunale di Siracusa. Dopo 6 anni di complesso iter giudiziario, dunque, è arrivata l’assoluzione con formula piena.

I fatti risalgono al luglio del 2016, quando la presunta persona offesa,  Mounia Ouassa, è stata trovata dai  Carabinieri all’interno dell’abitazione del Majdi, suo ex fidanzato, priva di sensi e con una ferita da taglio al collo.
Ouassa, una volta ripresi i sensi, ha accusato l’ex di averla perseguitata per mesi e di aver  provato ad ucciderla, tagliandole la gola con un frammento di vetro.
Sin dal primo istante Majdi ha invece rappresentato alla Polizia Giudiziaria ed alla Autorità  procedente una storia diversa, secondo la quale quella ragazza si sarebbe inventata tutto, ferendosi il collo da sola al fine di rovinare la vita al proprio ex.
Una difesa assurda, inverosimilie, che è costata all’indagato l’arresto immediato e diversi mesi di  custodia cautelare, trascorsi nella Casa Circondariale di Siracusa, (cd. Carcere Cavadonna).
A distanza di 6 anni, dopo oltre 12 udienze ed una dialettica processuale a tratti tesa, caratterizzata da colpi di scena e insanabili contraddizioni, le prove hanno dimostrato la  verosimiglianza della versione dei fatti raccontata sin dal primo momento dall’imputato.

Tra i personaggi chiave del processo, un connazionale dell’imputato, testimone diretto, presente nel momento in cui la donna si è ferita tagliandosi il lato sinistro del collo,poco sotto l’orecchio , con un piccolo pezzo di vetro.

La prova tecnico-scientifica redatta dal medico legale Cataldo Raffino, inoltre, ha fatto emergere la non compatibilità delle caratteristiche di quello specifico taglio alla gola con l’azione (aggressione) di un soggetto terzo. La morfologia del taglio, la posizione, le tracce di sangue  convergono tutte verso un’unica conclusione: quella ferita è stata autoprodotta dalla stessa
persona offesa.
“Non c’è modo di rendere giustizia alle sofferenze patite da
un innocente ingiustamente accusato- commenta l’avvocato Pipitone- trascinato suo malgrado in una vicenda giudiziaria lunga 6 anni attraverso un complesso di accadimenti degni della sceneggiatura di un film o della
pubblicazione di un libro. Una cosa è certa. Il 4 luglio è stata ristabilita la Giustizia. Abderrazzak Majdi è innocente”.

 

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