Noto e Pachino, un brindisi con il jazz di Francesco Cafiso per il lancio della "nutraceutica"

 Noto e Pachino, un brindisi con il jazz di Francesco Cafiso per il lancio della "nutraceutica"

Noto e Pachino lanciano il loro progetto comune: “Genio, Gusto, Gioia”. Il debutto al Vinitaly di Verona, nello stand 120 del padiglione Sicilia, con testimonial d’eccezione il jazzista Francesco Cafiso. L’arte, il buon cibo e le bellezze del territorio del sud-est siciliano sono gli elementi cardine di un progetto più ampio dedicato alla nutraceutica, ovvero quella disciplina che ritiene una corretta nutrizione terapeutica oltre ogni possibilità farmaceutica.
L’idea parte dai sindaci di Pachino e Noto, Roberto Bruno e Corrado Bonfanti, ed è stata accolta dalla Strada del vino e dei sapori del Val di Noto, guidata dal direttore Teresa Gasbarro, e da sette aziende vitivinicole del territorio.
“Credo nel valore delle eccellenze agroalimentari siciliane – ha dichiarato il jazzista di fama mondiale – io stesso curo molto l’alimentazione, ed è un messaggio da trasmettere agli altri”. Francesco Cafiso ha presentato in anteprima il nuovo progetto musicale, chiamato “3”. Una raccolta di tre dischi, ognuno dedicato a uno stile musicale con suggestioni e ispirazioni diverse. Francesco Cafiso sarà presto ospite di Noto e Pachino e direttore artistico di sperimentazioni e contaminazioni artistiche inserite nel calendario estivo degli eventi.
Adesso l’obiettivo di Noto e Pachino è quello di costituire un distretto agroalimentare.
“Il valore di questo progetto- ha sottolineato Carlo Gilistro, pediatra e nutrizionista che coordina il comitato scientifico- sta nel suo ampio impatto su tutte le fasce d’età: riuscire a nutrirsi bene significa rilanciare i prodotti del nostro territorio che sono un concentrato di sostanze nutritive impareggiabili; ma significa anche lavorare seriamente a un piano di rilancio dell’economia e della cultura del territorio, che aggiungendo l’arte e la bellezza del paesaggio e dei beni culturali alle sue ricchezze agroalimentari, diventa davvero un luogo terapeutico grazie alla sua accoglienza integrata”.

 

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