Noto. Intercettazioni e pedinamenti per sventare la ricettazione di mezzi rubati
Nelle prime ore del mattino, a conclusione di un’articolata attività investigativa, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania, agenti del Commissariato di Noto hanno eseguito eseguito due ordinanze di sottoposizione agli arresti domiciliari nei confronti di Daniele Mirmina Spatalucente (classe 1989), già noto alle forze di Polizia, e Adriano Pannuzzo (classe 1982), entrambi di Noto, accusati di ricettazione in concorso.
Nei primi giorni del mese di marzo del 2015, avrebbero ricettato beni di provenienza furtiva per trarne profitto.
Questi i fatti: nell’inverno 2014/2015, la ditta catanese MaGeCo, aggiudicataria dell’appalto, eseguiva lavori di ristrutturazione della scuola Maiore di via Platone, nel quartiere Portavecchia. Tra il 6 ed il 9 marzo 2015, ignoti si introducevano nel cantiere, asportando un escavatore ed un bobcat. L’attività tecnica di intercettazione telefonica ed ambientale, alla luce delle intuizioni investigative, metteva sulle tracce dei due che, non potendo essere considerare autori del furto dei mezzi di cantiere per mancanza di elementi oggettivi, secondo quanto emerge dalle conversazioni captate tentavano però di smerciarli, concordando le modalità di consegna all’acquirente e/o restituirli al proprietario con la strategia del cavallo di ritorno. L’ipotesi investigativa, veniva suffragata da servizi di appostamento e pedinamento a Pannuzzo. All’alba del 3 aprile 2015, dopo aver raggiunto a bordo di un furgoncino il garage dell’abitazione del Mirmina, caricava qualcosa sul mezzo e ripartiva percorrendo il tratto stradale di contrada Bochini, seguito a debita distanza dagli agenti del Commissariato. In prossimità della statle 115, trovandosi davanti ad un posto di controllo, faceva retromarcia raggiungendo nuovamente, attraverso una stradina secondaria, contrada Bochini viaggiando in direzione di Avola. Veniva fermato dai poliziotti che rinvenivano nel suo furgone la benna rubata alla ditta MaGeCo. A nulla servivano, nel corso degli accertamenti, i tentativi di avviso telefonico del Mirmina perché si facesse parte attiva nel far scomparire altre cose (……… “gli sto dando i documenti…quello là in campagna levalo nel caso dovessero venire”) poiché, con la necessaria tempestività del caso, i poliziotti eseguivano una perquisizione nella campagna di Pannuzzo, dove veniva portato alla luce anche il martello pneumatico riconosciuto di sua proprietà dal titolare della ditta MaGeCo. È probabile che il ritrovamento parziale della refurtiva, abbia fatto desistere i due individui dal portare a compimento o tentare una condotta di natura estorsiva nei confronti del proprietario della ditta.
Il gip, in accoglimento delle richieste del pubblico Ministero, sussistendo l’attualità delle esigenze cautelari, e per la tipologia dei fatti e per la personalità degli indagati, ha disposto l’applicazione di adeguate misure coercitive nei confronti dei due con la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari.