“Noto terra di conquista dei poteri forti”: dura omelia del Vescovo Rumeo per San Corrado

 “Noto terra di conquista dei poteri forti”: dura omelia del Vescovo Rumeo per San Corrado

Fanno discutere le parole pronunciate ieri dal Vescovo di Noto, Salvatore Rumeo, durante la sua omelia nel giorno dedicato al Patrono San Corrado. Un appello forte, con cui Mons. Rumeo ha esortato i fedeli ma ha al contempo contestato le scelte che riguardano lo sviluppo del centro barocco: “In questi tempi così difficili, fragili, di grave precarietà – le parole del Vescovo di Noto – chiediamoci se la nostra fede è simile a quella di Abramo: ci fidiamo totalmente di Dio o ci fermiamo dinanzi alle prove della vita non riconoscendo la Sua Onnipotenza? Forse abbiamo anteposto i nostri ai Suoi pensieri?” – dice l’arcivescovo Rumeo – È così triste vedere come molti cristiani riducano il cristianesimo all’osservanza di qualche comandamento. Il cristianesimo è qualcos’altro! Non è l’osservanza della legge per la legge: è un incontro di salvezza, è questione di puro amore!”. Poi il passaggio dedicato alle politiche di sviluppo del territorio, con un tono chiaramente critico.
“Il tempo presente – ha detto Mons. Rumeo – racconta di sofferenze e inadempienze, di rallentamenti e gravi omissioni, di logiche, progetti e poteri forti che hanno trasformato Noto e dintorni in terra di conquista. Altro che «numquam vi capta!»”, sottolinea l’arcivescovo. “Bisogna cambiare Noto e le sue strutture”, è il duro richiamo dell’arcivescovo: “Noto non ha più voce, la fama per la sua manifesta bellezza si va sostituendo con il progetto di una città dove tutto è possibile, dove le politiche agrarie sono in libera caduta e i casolari e le masserie della nostra fertile e invidiata campagna diventano location per il turismo di nicchia e, purtroppo, non solo. A Noto non conviene ammalarsi perché le politiche sanitarie regionali stanno trasformando il nostro ospedale nell’ennesimo gigante addormentato da svendere, per l’occasione, al milionario di turno. E noi, non possiamo rimanere inermi, con le mani in mano! – continua – A Noto non esistono regole e la cultura, quella vera, stenta a decollare viaggiando su binari morti. Ciò che fu culturalmente costruito dalla genialità e operosità di molti oggi perde la sua forza originaria! Chi vuole creare laboratori, contenitori di speranza e spazi di riflessione per la crescita culturale stenta a trovare nei singoli o nelle associazioni, validi alleati con cui intraprendere percorsi di maturazione intellettuale. Non condividiamo l’idea che l’unica agorà sia quella virtuale dove, senza cognizione di causa, tutti si assurgono a paladini o detentori della verità.- conclude – La sfida urgente riguarda la costruzione di nuovi modelli educativi che dicano vera umanità e misericordia perdonante favorendo la nascita della civiltà dell’amore e del rispetto. La «terra netina» che ospitò San Corrado, pellegrino di Dio, non disdegni di ritornare ad essere pagina vivente di vera umanità e santità. La bellezza delle nostre città sia immagine visibile di quel Dio che è Bontà infinita ed Eterno Splendore. Noto, noi qui presenti, ti amiamo!”

 

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