Palaindoor, l'ultima vittima del sistema dei vincoli che ingessano Siracusa?

 Palaindoor, l'ultima vittima del sistema dei vincoli che ingessano Siracusa?

Palaindoor dal campo scuola alla Pizzuta, per salvare il finanziamento da due milioni e l’opera stessa. Una corsa contro il tempo che riporta attuale il decennale dibattito sul sistema dei vincoli che vigono a Siracusa. Di assoluta salvaguardia per alcuni, eccessivi e con un territorio bloccato secondo altri.
“Non si può pensare a luogo migliore e funzionale come quello individuato, né si può pensare che un manufatto edilizio sportivo così specifico possa sopravvivere in un contesto lontano ed anonimo, solo perchè unico ultimo luogo rimasto non vincolato in città”, esordisce in premessa l’architetto paesaggista Giuseppe Spinoccia.
In questa vicenda, uno dei primi punti da chiarire è la differenza tra “area archeologica” e “parco archeologico”. Seguendo le definizioni del Codice
dei beni culturali (n.42/2004), Spinoccia ritiene che
“un parco archeologico non stabilisce in automatico che tutta l’area
all’interno della sua individuata perimetrazione, è da intendere come area archeologica da tutelare in modo assoluto, ma esso definisce uno spazio di
proprietà pubblica demaniale (questo auspicabilmente) e di limitata estensione,
che deve proteggere l’area archeologica vera e propria costituita da un
complesso monumentale antico”. Negli anni 50 con Bernabò Brea, “il Parco
Archeologico di Siracusa era ad esempio definito solo dall’area archeologica
della Neapolis. Nel caso dell’attuale Parco Archeologico di Siracusa,
l’elemento qualificante è il perimetro del bene archeologico delle mura
dionigiane che si dipartono dal castello Eurialo ed arrivano con un percorso a
tenaglia fino al mare Jonio e fin in prossimità dell’isola di Ortigia”, prosegue l’architetto paesaggista.
“Il Parco
archeologico rappresenta quindi l’elemento qualificante di un ampio paesaggio
a contorno del manufatto o complesso architettonico di età antica e già demaniale, ed esso è a sua volta caratterizzato da proprie qualità ambientali e
paesaggistiche, che automaticamente non determinano l’inedificabilità dei
luoghi così tutelati”, secondo l’architetto.
Vediamo di chiarire. “Per capirci, il Parco Archeologico non definisce automaticamente l’intera sua
area individuata come tutta a zona a tutela archeologica assoluta.
A tale scopo vengono infatti definite dalla vigente legislazione varie zone di riferimento e di tutela del Parco e conseguentemente la relativa normativa applicabile: le cosiddette zone A di tutela assoluta, le zone B che indicano la fascia anche questa di rispetto assoluto larga 200 metri dal confine della zona A ed infine le zone C che indicano la zona di rispetto più lieve, dove sono consentiti interventi sia pur
essi limitati”. Ed è qui, nell’interpretazione di Spinoccia, che nasce il problema del no al Palaindoor al campo scuola.
“Queste tre perimetrazioni sono state individuate in modo autonomo dalla
Soprintendenza siracusana intorno al 2012-2014 e senza mai alcuna
concertazione allargata e soprattutto non suffragate da alcuna legittima
motivazione scientifica, se non da una propria e libera e personale
interpretazione. Le zone A individuate dal Parco Archeologico di Siracusa infatti rappresentano solo in minima parte le aree archeologiche demaniali già
note e definite, come sarebbe dovuto auspicabilmente essere; esse sono state ampliate senza alcuna giustificazione scientifica, dovuta ad esempio a recenti
campagne di scavi archeologici o a nuovi avvenuti ritrovamenti. Nulla di
tutto ciò è accaduto negli ultimi anni”, puntualizza Spinoccia.
E in tutto questo, il campo scuola? “L’area del campo scuola non è mai stata un’area interessata da scavi
o ritrovamenti archeologici e quindi non doveva essere definita come zona A
a tutela assoluta di un vincolo archeologico diretto. Lo stesso vigente P.R.G.
classifica l’area come area sportiva libera da vincoli e da tutela archeologica.
Fino al 2007 (approvazione del PRG) e potremmo dire fino al 2012 (anno di
adozione del Piano Paesaggistico) il vincolo di valenza archeologica su
quest’area non era stato definito né dallo strumento urbanistico, né dalla
Soprintendenza”.
Con queste premesse, l’architetto non si spiega quindi la sopravvenuta motivazione avvenuta nel 2012, con “allargamento” del vincolo archeologico, “con la necessità di apporre su questa parte di territorio un vincolo diretto di tutela archeologica dove di fatto nulla è
consentito.
Questo ha provocato, nella parte del territorio cittadino individuato come zona A e zona B del parco, il fermo totale fin dal 2012 di ogni iniziativa sia nel settore dell’edilizia pubblica e/o privata che di qualunque altro tipo di intervento sul
territorio.
La città lo scopre solo adesso per il palaindoor, ma di fatto è stata impedita
negli ultimi dieci anni non solo la realizzazione di ogni edificazione, ma anche
ad esempio quella della nuova viabilità prevista dal vigente PRG nella zona del
villaggio Miano o l’attuazione dei necessari servizi di quartiere per scuole, parcheggi, attrezzature collettive o ad esempio la ristrutturazione urbanistica della zona di viale Ermocrate. Nulla è stato più realizzabile. Tutto è stato
mummificato all’interno della zona A e della fascia di rispetto di 200 metri
di cui alla conseguente zona B”.
Come risolvere il problema, almeno per il palaindoor?
“L’assessore allo Sport Giuseppe Gibilisco ha spiegato che nella relazione
dell’Osservatorio ci sono delle condizioni, dettate dal professor Trombino, che
ci consentirebbero di proseguire nell’area del campo scuola, probabilmente
riducendo con apposito veloce Decreto il livello di tutela. Ma allora mi chiedo dov’era il professor Trombino e l’intero Osservatorio regionale del paesaggio quando nel 2012 il
Comune di Siracusa (sindaco Roberto Visentin), presentò osservazioni puntuali alle scelte unilaterali della Soprintendenza che portarono all’adozione
del Piano Paesaggistico di Siracusa (2012)? L’Osservatorio aveva già allora
l’obbligo di valutare con visione attenta, lungimirante e libera sulle possibili
ricadute impattanti sul territorio in conseguenza dei vasti vincoli di
tutela paesaggistica imposti sull’intero territorio cittadino. Diciamo che una
maggiore attenzione avrebbe potuto già in quella sede sistemare anche l’incongruenza dell’area del campo scuola. Ma questo non venne allora fatto.
Perché lo si scopre solo oggi, dieci anni dopo e con l’avvenuta approvazione
definitiva del Piano Paesaggistico avvenuta sei anni dopo, nel marzo 2018?
Ci sono a mio giudizio diverse soluzioni possibili per risolvere il problema e
definitivamente, sia tecniche che giuridiche”. Quali? L’architetto Spinoccia non le illustra in questa sede. “Per motivi professionali sono spesso andato a Palermo a discuterne. Se la politica siracusana vorrà darmi ascolto, senza arroganza e con volontà di capire, sono pronto a spiegare a tecnici, dirigenti e assessori”.

 

Potrebbe interessarti