Pantalica Val d’Anapo e Cavagrande: riserve naturali straordinarie ma non valorizzate
Le riserve naturali sono una grande risorsa per la provincia di Siracusa. Ma scontano un modello di gestione regionale non sempre attento e puntuale. Pantalica Val d’Anapo e Cavagrande del Cassibile ne sono un esempio. Per la prima, c’è quanto meno il via libera per la pulizia dell’asta fluviale del fiume Anapo, con il conseguente ripristino delle aree attrezzate danneggiate dalla piena del fiume, e la conferma delprossimo avvio dei lavori per il ripristino del sentiero dell’ex linea ferroviaria Siracusa-Vizzini-Ragusa con conseguente riapertura dell’ingresso ai visitatori. A Cavagrande, invece, rimane ancora chiuso il sentiero Scala Cruci. E sono passati già 5 anni. “Non vorrei che dovessi sperare in una puntata del programma di Massimo Giletti per vedere attenzioni puntate sulle riserve naturali in Sicilia…”, dice Marco Mastriani, componente del Consiglio Regionale Protezione Patrimonio Naturale presso la Regione Siciliana.
“Ci sono molti altri problemi gravi e irrisolti all’interno della Riserva Naturale Orientata Pantalica Val d’Anapo. Come per esempio l’apertura e fruizione di importanti immobili ristrutturati con fondi comunitari e rimasti inspiegabilmente chiusi: il casello ferroviario Bisanti, il casello ferroviario San Nicola, la struttura di Villa delle Rose e la stazione di Giambra di cui si era parlato anni fà come di uno spazio museale”.
Per risolvere le criticità di riserve come le due siracusane esiste, eppure, una normativa regionale che prevede il pagamento dei tickets di accesso. E gli incassi vanno poi destinati a servizi e manutenzione delle riserve naturali. “Il provvedimento regionale datato 2015 è rimasto inapplicato”, spiega con rabbia Mastriani che recentemente si è rivolto a Miccichè e Musumeci per sbloccare la situazione. “E’ assurdo ancora oggi pensare che pur avendo uno strumento utile per migliorare i servizi all’interno delle riserve naturali, si decida di non intervenire”.