Parco Archeologico, riparte lo scontro: Riili (Ance) all’attacco di Granata
Si ripropone lo scontro tra l’assessore Fabio Granata e il presidente di Ance Siracusa (associazione costruttori edili) Massimo Riili. Dopo essersele cantate per la demolizione di Villa Abela, i due trovano nuovo terreno di scontro sull’istituendo parco archeologico di Siracusa.
Granata aveva lamentato nei giorni scorsi ritardi nella ratifica dell’istituzione su pressione di privati, portatori di interesse, individuati nei costruttori edili.
Riili non ci sta e replica duro, dopo qualche giorno in meditativo silenzio. “Basta a questa stucchevole pantomima di alcuni riciclati esponenti politici locali e di qualche ambientalista, lui almeno coerente, che ancora pensano pateticamente a sotterranee intese dei cementificatori palazzinari, come ci chiamano loro, con non meglio precisati partiti politici che ostacolano l’istituzione del parco archeologico di Siracusa per favorire la speculazione edilizia. Se non fossero delle sciocchezze clamorose sarebbero ben oltre il limite della diffamazione”, dice secco.
“Come si fa a difendere la legge che avrebbe dovuto salvare il patrimonio archeologico siracusano, nata vecchia ed invecchiata di altri vent’anni senza arrivare a nessun risultato? È accettabile che solo per poter tenere a Siracusa i proventi dello sbigliettamento dei siti si debba mettere in piedi l’ennesimo carrozzone impastato di clientela politica?”, si chiede Riili che indica invece nella necessità di una nuova normativa che possa tutelare senza ingessare in territorio.
“Quando la smetteremo di farci del male, sovrapponendo vincoli a vincoli, parchi a piani regolatori, riserve a Sin, per fare in modo che l’unica risposta ad ogni concreta iniziativa di sviluppo sia un no? O peggio per scoraggiare qualsiasi progetto di promozione del nostro territorio? La perimetrazione del Parco archeologico di Siracusa è un gran pasticcio”, taglia corto Riili individuando così il cuore della diatriba. “Una estensione smisurata, ideata in un’ottica miope di tutela senza sviluppo, abbracciando contesti urbani edificati da decenni in cui non c’è più traccia di archeologia ed imponendo inutili vincoli, confondendo il parco urbano a verde della Neapolis, quello si da realizzare, con il parco archeologico senza archeologia”. La ex soprintendente Rosalba Panvini, componente del redivivo consiglio regionale dei beni culturali, aveva proposto diverse modifiche anche per evitare gli annunciati (e confermati da Riili) ricorsi al Tar. Diversi quelli già presentati.
“Contiamo sulla competenza dell’assessore Tusa che certamente affronterà con la calma dovuta il problema, diffidando delle sirene che predicano bene e razzolano male…”, punge ancora Massimo Riili.
Intanto il tempo passa e il parco archeologico di Siracusa rimane un qualcosa di sospeso ed inesistente. Un tema buono per politica litigarella e divisioni varie. Un’occasione rimandata e sempre perduta, perchè tra vari “interessi di bottega” se ne ravvede sempre uno maggiore e non è detto che sia sempre quello della città.