Parco Eolico nel Canale di Sicilia, la Fiom “candida” Marina di Melilli e Punta Cugno per costruire le torri

“Importanti opportunità per la zona industriale di Augusta con il nuovo Decreto Energia, approvato lo scorso dicembre e convertito in legge il 7 febbraio scorso”.
Lo sostiene la Fiom Cgil, il sindacato dei metalmeccanici attraverso il segretario provinciale Antonio Recano ed il segretario regionale Francesco Foti, che intravedonola possibilità che il territorio possa avere un ruolo di primo piano nel processo di transizione ecologica ed energetica. Il riferimento è in particolar modo all’articolo 8 della legge, “Misure per lo sviluppo della filiera relativa agli impianti eolici galleggianti in mare”, che prevede “la creazione di un
polo strategico nazionale nel settore della progettazione, della produzione e
dell’assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture elettriche funzionali
allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare”.
Per questo progetto sono stati individuati due porti del Mezzogiorno, Taranto e
Augusta che hanno a disposizione gli spazi, le infrastrutture necessarie e le
competenze nel campo della movimentazione di pale eoliche e nel caso del porto di
Augusta anche nell’offshore. “Nel perimetro prospicente la rada di Augusta,
all’inizio degli anni 80’ -ricordano Recano e Foti- si realizzò una grande intuizione che vide nascere da un progetto congiunto – Sindacati, Enti locali, Associazioni Datoriali e Regione
Siciliana – un polo metalmeccanico d’avanguardia candidato alla costruzione di
piattaforme petrolifere OFF SHORE nelle aree di Punta Cugno e Marina di Melilli.
Lo sforzo economico della Regione, che finanziò con 60 miliardi di lire l’acquisto delle
attrezzature, favori la nascita del consorzio ITALOFFSHORE, che caratterizzato da una
manodopera altamente professionale acquisì importanti commesse e per oltre 10 anni
diede lavoro ad oltre 2000 lavoratori metalmeccanici.
Questa straordinaria intuizione insieme all’esperienza Si.Te.Co, azienda che ha dato
lavoro a circa 700 metalmeccanici fino al 2010 nel campo dell’Eolico- proseguono i due sindacalisti- ha rappresentato forse l’unica vera occasione di diversificazione produttiva ed occupazionale, purtroppo finita miseramente nell’indifferenza della politica e stritolata dall’inadeguatezza degli imprenditori locali”.
Con questa premessa, “i metalmeccanici pur ribadendo il ruolo centrale di
un’industria socialmente ed ambientalmente sostenibile, quale settore indispensabile
per l’economia, la ricchezza e il lavoro del nostro territorio e dell’intera economia
siciliana, sono convinti che il polo industriale siracusano abbia le potenzialità per
intercettare le opportunità offerte dalla transizione e affermare un diverso, moderno e
competitivo modello industriale, ma per fare occorrerebbe riportare le aree di Punta
Cugno e Marina di Melilli allo spirito originario di quella intuizione, costruire un nuovo
modello industriale che in chiave green affranchi da un’opprimente monocultura
industriale. Queste aree, oggi sottoutilizzate, potrebbero essere riqualificate per
sviluppare progetti coerenti con il “decreto energia” licenziato in questi giorni o
candidarsi alla costruzione delle torri eoliche da utilizzare nel progetto presentato da
RENEXIA per la costruzione di un impianto eolico offshore nel canale di Sicilia.
La Fiom è convinta che spazi importanti e officine attrezzate, imprese qualificate e
maestranze specializzate, fondali marini adeguati, rappresentino ancora oggi un
insieme di condizioni e caratteristiche difficilmente riscontrabili in Italia che se
valorizzate potrebbero intercettare importanti progetti e traghettare il nostro
territorio verso un nuovo modello industriale, capace di dare lavoro a migliaia di
metalmeccanici che vogliono essere protagonisti del cambiamento. E se fino a questo
momento la politica e il sistema delle imprese sono rimasti a guardare- aggiungono i segretari della Fiom provinciale e siciliana- occorre mettere insieme sindacato, movimenti, associazioni, cittadini perché rimaniamo convinti che a decidere le sorti del petrolchimico può essere solo la lotta che saprà esprimere il territorio”.
Per Foti e Recano servono “politiche industriali chiare”, occorre aprire un confronto
con Politica e Governo, per condividere strategie e linee di intervento pubblico che
convoglino investimenti in un’ottica di salvaguardia dei settori strategici della nostra
economia come l’energia, scongiurando un pericoloso processo di desertificazione
industriale, soprattutto al Sud.