Perchè quando piove le strade si allagano e i tombini saltano? La spiegazione tecnica

Da circa trent’anni a questa parte si dice spesso che “a Siracusa bastano due gocce d’acqua per far allagare le strade”. Una frase fatta, alle volte usata a sproposito e con gusto del paradosso. Pur non essendo orami le precipitazioni esattamente “due gocce d’acqua”, c’è comunque un fondo di verità in quella frase divenuta di uso comune nel capoluogo aretuseo.
Per capire il motivo per cui l’acqua piovana fatica a defluire da diverse strade cittadine, dobbiamo portare indietro le lancette del tempo e tornare alla fine degli anni 70 del secolo scorso. Siracusa era in vorticosa e frenetica crescita, nuovi palazzi spuntavano come funghi creando rioni e quartieri. Una espansione urbanisticamente disordinata e che la politica di quegli anni non seppe governare con paletti fissi. Così, mentre sorgevano nuove costruzioni e venivano collegate con strade che oggi rappresentano il reticolo urbano di Siracusa, si prestò poca attenzione al sistema di smaltimento delle acque piovane. Forse per premura, forse per mancanza di visione: difficile oggi dare un giudizio. Servivano soldi per realizzare le strade per accompagnare l’espansione cittadina e le risorse, anche all’epoca, non erano infinite. Fatti due conti, si preferì “risparmiare” su alcuni sottoservizi da realizzare al di sotto dell’asfalto. E la soluzione adottata, in molti casi, fu quella di non creare una canalizzazione dedicata per le acque piovane ma convogliarle nei collettori fognari esistenti ed in quelli (pochi) di nuova realizzazione creando così un ibrido. Una “rete duale mista” vale a dire adibita a smaltire insieme acque piovane e acque nere di fogna. Ed è questa doppia funzione che spesso finisce – in caso di forti piogge – a mettere in ginocchio l’intero sistema di smaltimento idraulico della città. Ed è sempre questo il motivo per cui saltano i tombini, spinti dall’inevitabile troppo pieno causato dalla doppia funzione.
Soluzioni? Con onestà va detto che appaiono oggi molto complicate ed estremamente costose. Quasi impossibili. Al punto che, stante la quasi irreversibilità di quella soluzione è fantascienza ipotizzare che si possano dividere le reti “nere” dalle miste esistenti. Il sistema di raccolta e regimentazione delle acque piovane va allora ripensato e riscritto, con soluzioni coraggiose e con la pazienza per cui deve essere subito chiaro a tutti che non si potrà invertire questa tendenza nel breve volgere di un ciclo amministrativo.
Un altro dato aiuta a comprendere la situazione. Sui circa 16 Km di linea di costa di Siracusa su cui si è disordinatamente piazzata la città negli anni 60, 70 e 80 si contano appena 5 sbocchi per le acque meteoriche direttamente a mare. In media, uno ogni 3,2 km quando – spiegano fonti tecniche – se ne sarebbe dovute prevedere almeno 1 ogni 300/400 m.


Anche qui, soluzioni? E’ parere di diversi esperti di ingegneria idraulica che gran parte della rete fognaria pubblica (oggi nera e mista insieme, come detto) debba essere quasi tutta convertita in rete esclusivamente nera e che quindi la rete meteorica debba essere integralmente riprogettata e ricostruita. Utili sarebbero, in questa opera, adeguati impianti di trattamento di prima pioggia che dovrebbero avere come corpo ricettore il mare. Magari attraverso i punti di immissione in mare dei pochi collettori, per lo più artificiali, oggi esistenti. Sono 11 secondo un recente censimento: Targia, Tonnara, Mazzarona nord, Mazzarona sud, Due Frati, Rutta e ciauli, via Pitagora da Reggio, via Arsenale, Juvenilia, via del Molo (da prolungare), ex Idroscalo (recapito finale Galermi).