Petrolchimico, allarme della Fiom: “Futuro incerto, inaccettabile silenzio”
“Incertezza sul futuro del polo petrolchimico di Siracusa, al netto delle dichiarazioni d’intenti e degli annunci su importanti investimenti”.
Il segretario provinciale Fiom Cgil di Siracusa, Antonio Recano torna su un tema che lo scorso mese sembrava presentare elementi di ottimismo. L’esponente del sindacato mette in evidenza la mancanza di un piano industriale rispetto alle garanzie fornite nelle scorse settimane su diversi fronti.
“Il 23 maggio nel corso di una riunione-ricorda Recano- con i deputati nazionali e regionali, i sindaci della zona industriale e i sindacati provinciali, Confindustria Siracusa, dando l’impressione di aver superato le resistenze di questi anni, dichiarava: che per azzerare le emissioni del Polo industriale siracusano
saranno necessari circa 8-10 miliardi di euro di investimenti per l’adeguamento degli impianti produttivi e annunciava l’avvio di uno studio finalizzato alla definizione di una nuova visione per la Decarbonizzazione e la Competitività del Polo Industriale Siracusano. Queste dichiarazioni -prosegue il segretario della Fiom- sembrano evidenziare una visione comune del sistema delle imprese, capace di mettere in campo azioni per imprimere una svolta storica alla zona Industriale di Siracusa, ma la realtà è ben diversa.Sul nostro territorio si intersecano una moltitudine di interessi parziali, spesso in contrapposizione
tra loro, che segnano l’incapacità, del sistema delle imprese e della politica, di affermare una giusta visione, di costruire una prospettiva generale di sviluppo per il territorio, che prelude ad una ristrutturazione industriale che metterebbe in ginocchio l’economia e l’occupazione”.Recano prosegue sostenendo che “in questo scenario incerto, aggravato dal deposito della sentenza della Corte Costituzionale che dichiara
l’illegittimità del decreto salva ISAB e riapre il caso IAS, è circolata la notizia di un finanziamento da 300 milioni di euro, garantito dal Sace, per la realizzazione di interventi di efficientamento che interesserebbero parte degli impianti di Isab Goi che ricordiamo a Priolo detiene due raffinerie che occupano circa 3500 unità (tra indotto e diretti). A questo punto sorge una domanda: al netto di questi interventi per efficientare una parte degli impianti di Isab, al netto del progetto annunciato qualche mese fa da Sonatrach per l’ottimizzazione delle produzioni, quale sarà il futuro del
petrolchimico?”.
Recano ricorda anche che l’Italia non si è dotata di un piano energetico nazionale, “facendo emergere la fragilità di un sistema industriale pesantemente sbilanciato sulle fonti fossili. Inaccettabile il silenzio sul futuro del petrolchimico in un territorio che non ha consapevolezza della situazione che vive, dove risulta evidente un impoverimento morale e culturale, un disfacimento sociale che mina la coesione sociale e porta ad accettare passivamente situazioni sempre più insopportabili. Un territorio che mostra una profonda resistenza al cambiamento che si traduce nella scelta (più o meno consapevole) di mantenere le cose come stanno”. Infine la soluzione proposta: “L’unico modo per fermare questo processo -sostiene Recano- è la presa di coscienza della necessità di governare il processo di cambiamento in atto, di creare alleanze tra soggetti sociali, determinare un
blocco sociale capace di rompere il muro della paura, della rassegnazione perché non c’è più tempo, ognuno di noi deve mettere in campo la propria volontà di essere protagonista nella determinazione del proprio futuro”.