Piano Paesistico, troppi vincoli e valorizzazione impossibile. “Vicini” Comune e Soprintendenza
Non c’è discussione sul Piano Paesaggistico che non prenda l’avvio da una considerazione: troppi vincoli, territorio ingessato. Che a dirlo siano i costruttori edili, quasi non fa notizia. Ma che anche amministratori pubblici aprano al dibattito è certo elemento di qualche novità. Per scoprire poi che le posizioni non sono troppo distanti, ad esempio tra il sindaco del comune capoluogo e il soprintendente Savi Martinez.
“Non è la prima volta che dico che alcuni vincoli vanno rivisti”, dice Francesco Italia. Gli chiediamo il perchè. “Il piano paesistico ci ha messo in condizione di operare uno sforzo di tutela importante. Ma se non si agisce su alcuni regolamenti di attuazione, rischiamo di mummificare alcuni scempi. Sotto il profilo architettonico prima ancora che urbanistico. Penso a quei luoghi dove le norme prevedono il divieto di demolire e ricostruire o anche solo riconfigurare un fabbricato esistente: così facciamo un danno”, spiega il sindaco di Siracusa.
Per quale motivo le norme di tutela così arrecherebbero un danno al paesaggio che, invece, vorrebbero tutelare? “Perchè si finisce per cristallizzare quello che, invece, andrebbe rivisto e migliorato. Come dire che si tutela così un paesaggio compromesso. Immaginiamo un’area dove non si sarebbe dovuto costruire ma su cui, invece, negli anni è sorto qualcosa. Se volessimo oggi intervenire per modificare architettonicamente le costruzioni fuori norma e rendere tutto coerente e consono alla bellezza del paesaggio che tuteliamo, non potremmo per via dei vincoli. Così le norme, anzichè facilitare la valorizzazione ce la impediscono”. Questa la posizione del sindaco di Siracusa.
Della vicenda, in diverse occasioni, ne ha parlato con il soprintendente Savi Martinez. E le loro posizioni non sono poi così distanti. “E’ una diatriba vecchia questa dei vincoli che non permettono interventi di valorizzazione”, esordisce. “Tanti progetti sarebbero meritevoli di approvazione ma non possono averla per il vincolo esistente. Servirebbe ogni volta una variante urbanistica. In determinate zone – dice Martinez – si dovrebbe rivedere un certo tipo di vincolo, insomma semplificare le procedure attuative”. E viene da pensare, ad esempio, a Torre Ognina ed al progetto di costruire un resort con annesso campo di golf. “In conferenza dei servizi abbiamo dovuto bocciare il progetto perchè il campo da golf, per quanto naturalistico, non poteva andare in variante rispetto allo strumento urbanistico, in tutela 2 e 3”.
Spettatore interessato della discussione, l’Ance ovvero l’associazione nazionale dei costruttori edili che sul piano paesaggistico che ingessa il territorio ha imbastito intere campagne di comunicazione, negli ultimi anni.
Se tutti sono concordi, a parole, perchè non avviare una revisione delle norme di valorizzazione a tutela del paesaggio? “Un procedimento di questo tipo deve essere innescato dalla Regione ma anzitutto deve essere richiesto da amministrazioni o tecnici privati, previa discussione in Sopritendenza. L’iter procedurandi è piuttosto lungo”. E se non lo si avvia mai, difficilmente verrà attuato in automatico.
Modificare le norme di valorizzazione significa dire si a tutti i progetti? “No, per niente”, risponde Martinez. “Non è che si deve fare tutto a tutti i costi, ma almeno valutare dove si può e cosa si può, si. Con norme di tutela e rispetto, sempre pensando a valorizzazione”.