Piano regionale dei rifiuti, prevista l’apertura di una nuova discarica a Pachino

Una nuova discarica a Pachino per accogliere l’indifferenziato di diversi comuni siciliani. E’ una delle soluzioni allo studio del governo regionale, impegnato nell’analisi dell’aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti. Se ne è discusso nei giorni scorsi in Commissione Territorio e Ambiente dell’Ars, con l’audizione del presidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta (sindaco di Canicattini Bagni, ndr).
La Regione, non è un mistero, ha deciso di puntare sui termovalorizzatori. Due impianti per smaltire il 30% dei rifiuti prodotti, anche se l’Europa indica in verità un limite del 10%. Ci vorranno però alcuni anni prima che i termovalorizzatori siano costruiti ed entrino in funzione. “Cosa fare da oggi fino ad allora?”, si chiede proprio Amenta. L’indicazione che arriva da Palermo è quella dell’impiego, ad esempio, della discarica di Pachino, realizzata ma mai entrata in funzione. E’ impianto dotato di una vasca e capace di ricevere circa 1 milione di tonnellate. Servirebbero però prima diversi interventi di manutenzione e adeguamento. E potrebbe così aiutare per un periodo limitato, forse un anno, nel tenere bassi i costi del conferimento indifferenziato schizzati – per i Comuni siciliani – oltre i 300 euro a tonnellate.
Giuseppe Carta (Mpa) è il presidente della Commissione Ambiente ed è il relatore, proprio in Commissione, della risoluzione di indirizzo richiesta dal commissario straordinario rifiuti (il presidente della Regione, ndr) e dall’assessore Di Mauro. La risoluzione sul nuovo piano di gestione dei rifiuti – che prevede anche l’utilizzo della discarica di Pachino – verrà votata in Commissione la prossima settimana. Carta spiega che la disponibilità della Regione ad individuare quel sito come area idonea ad ospitare rifiuti solidi urbani è uno dei passaggi per l’ampliamento della capacità di risposta del sistema regionale al problema della gestione dei rifiuti. A governare tutto il procedimento per l’impiego di quella nuova discarica nel siracusano sarà la Srr. Nei mesi scorsi, intanto, sarebbero state avviate interlocuzioni tra la Regione e il Comune di Pachino proprio relativamente all’impiego di quella discarica.
Ma a preoccupare il presidente di Anci Sicilia è, al momento, soprattutto l’assenza di ogni riferimento alle piattaforme di riciclo e riuso per valorizzare il rifiuto. “Ok la termovalorizzazione, ma senza queste piattaforme sono poco utili. Per i Comuni, il conferimento in termovalorizzazione avrà comunque un costo di circa 200 euro a tonnellata. Con le piattaforme di valorizzazione invece i Comuni potrebbero ricevere dei contributi per il riuso e riciclo di carta, cartone, vetro e plastica. Prendiamo l’esempio della Toscana – continua Amenta – regione al 60% di differenziata e con una popolazione numericamente simile a quella della Sicilia. Con questa operazione di valorizzazione del rifiuto, tornano nei bilanci dei Comuni 200mln di euro. In Sicilia siamo al 54% di differenziata ma riuso e riciclo valgono per i Comuni solo 40mln perchè non abbiamo le piattaforme”.
Ci sarebbe poi da capire perchè nella gran parte delle regioni italiane “l’organico costa ai Comuni 50 euro a tonnellata, mentre in Sicilia si attesta attorno ai 180 a tonnellata. Il piano regionale rifiuti deve mettere ordine”. Un invito, quello di Anci Sicilia, che vale anche ad indicare una volta di più il terribile ritardo accumulato nel settore negli ultimi tre decenni trascorsi a non guardare oltre ad un sistema già in sofferenza come quello delle discariche.
A proposito di discariche, l’assessore regionale Di Mauro ha presentato proprio ad Anci Sicilia un piano operativo decennale per mettere in sicurezza e bonificare le discariche pubbliche dismesse dell’Isola e procedere al risanamento ambientale delle aree che risultano inquinate. “E’ un buon piano – commenta il presidente Amenta – e prevede la bonifica di quasi 500 discariche ormai obsolete e chiuse ma che costano alle casse pubbliche per il trasporto del percolato nei siti di stoccaggio. Trasformiamole ora in aree per impianti fotovoltaici, per un guadagno complessivo del sistema energetico siciliano. E al contempo possiamo lasciare in pace i terreni agricoli”.