Polveri sottili e biossido d’azoto, i nemici della qualità dell’aria: la situazione a Siracusa

 Polveri sottili e biossido d’azoto, i nemici della qualità dell’aria: la situazione a Siracusa

Secondo il dossier di Legambiente “Mal d’Aria” anche i capoluoghi di provincia siciliani hanno superato, nel 2021, le soglie definite di guardia dall’Oms relative alle concentrazioni medie delle polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) e di biossido di azoto. Palermo e Catania hanno la “peggiore” qualità dell’aria in Sicilia ma anche Siracusa si ritaglia, purtroppo, la sua fetta di disdoro. Quasi a sorpresa, il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, individua nel traffico e nella vetustà dei veicoli privati e pubblici che circolano in regione la responsabilità principale dei dati registrati durante l’anno trascorso dalle centraline della rete Arpa. “Non è da ricercare nelle emissioni industriali ma nell’elevata motorizzazione”, spiega in una nota.
I dati di Siracusa, inseriti nel rapporto Mal d’Aria 2022, individuano una concentrazione media di Pm10 di 21µg/mc a fronte di un limite indicato dall’Oms in 15µg/mc; concentrazione media di Pm2,5 di 9µg/mc con limite Oms fissato a 5µg/mc; quanto al biossido di azoto, concentrazione media a Siracusa pari a 15µg/mc a fronte di limite Oms di 10. Fanno peggio, insieme a Palermo e Catania, anche Messina e Ragusa.
Dagli ultimi dati “è emerso come l’esposizione al particolato fine (le polveri sottili, ndr) causi circa 400mila morti premature all’anno nei 41 Paesi europei, di cui circa 50mila solo in Italia. A questo proposito, è importante sottolineare che non esiste una soglia minima per gli effetti negativi sulla salute dell’esposizione alle polveri sottili: diminuire le concentrazioni è un beneficio per la salute indipendentemente dai valori di concentrazioni da cui si parte”, si legge nell’analisi di Legambiente allegata al rapporto Mal d’Aria 2022.
In Italia, gli “agglomerati” urbani peggiori, da questo punto di vista, sono maggiormente concentrati nel nord del Paese; si va dalla valle del Sacco al territorio ricadente tra Napoli e Caserta, dalla zona di Pianura ovest e Pianura Est in Emilia Romagna all’agglomerato di Milano, Bergamo, Brescia, Roma, Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Torino, Palermo, dalle zone di Prato-Pistoia, Valdarno Pisano e Piana Lucchese, Conca Ternana, zona costiera collinare di Benevento all’area industriale della Puglia. “Tutti territori dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici”, l’accusa dell’associazione ambientalista.
I dati confluiti nel report di Legambiente sono stati analizzati e interpretati partendo dalle analisi di 238 centraline per il monitoraggio dell’aria di 102 città capoluogo di provincia. Le centraline in questione, definite di fondo o di traffico urbano, servono per rilevare le concentrazioni dei principali inquinanti monitorati dalle autorità competenti. Polveri sottili e biossido di azoto “sono ritenuti dalla comunità scientifica internazionale come i marker principali che determinano la qualità dell’aria che respiriamo ma soprattutto gli inquinanti che determinano prevalentemente l’insorgenza di effetti sanitari cronici sul sistema respiratorio e cardiovascolare”, spiega ancora Legambiente.

 

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