Posti riservati occupati, rampe “chiuse”: quanto è difficile la vita di un disabile a Siracusa

Siracusa non è (più) una città a misura di disabile. E il problema non è rappresentato dalle barriere architettoniche, fortunatamente sempre meno presenti, quanto piuttosto da una cultura che pare aver dimenticato le necessità di chi è costretto su di una sedia a rotelle o ha difficoltà a deambulare. Il risultato è purtroppo sotto gli occhi di tutti.
“I posti auto riservati ai disabili sono spesso occupati da chi non dovrebbe lasciare l’auto lì. E’ il caso più lampante e succede ovunque: in città come al centro commerciale o al Talete”, spiega Gaetano Migliore. Insieme all’associazione Inclusione in Movimento sta raccontando ogni giorno sui suoi social le difficoltà che un disabile incontra a Siracusa. “I marciapiedi sono ormai quasi tutti dotati di rampe e scivoli per consentire anche a chi è in sedia a rotelle di spostarsi come chiunque altro. Ma ci sono sempre auto posteggiate davanti agli scivoli. Il problema è che nessuno si immedesima più. Il parcheggio riservato come anche le rampe, sono una necessità non un privilegio. Ogni giorno ormai è una battaglia e chi ha un disabile in famiglia lo sa”, dice ancora Migliore.
Il rispetto verso gli altri è in caduta libera. I sociologi evidenziano come il senso civico in Italia sia ai minimi storici dal dopoguerra. E Siracusa non fà certo eccezione. Ma non può non sorprendere tanta arroganza anche verso le categorie più deboli.
“Il vero problema è che manca la reazione civile, nessuno davanti a qualcuno che posteggia sul posto disabile dice nulla. E così viene percepito come consentito. Non possiamo costantemente girarci dall’altra parte davanti ad ogni infrazione”, commenta amaro Gaetano Migliore.
La sua battaglia, certo non silenziosa, sta richiamando l’attenzione di diverse associazioni del terzo settore. E nasce l’idea di una manifestazione che sappia di provocazione: presidiare i parcheggi pubblici per evitare che vengano utilizzati gli stalli riservati ai disabili da parte di chi non è autorizzato. “Sarebbe un primo segnale. Però invito tutte le autorità ad interessarsi del caso. Il problema c’è, non si può vivere così e non possiamo andare noi a fare gli sceriffi. Si deve cambiare. Amministrazioni e forze dell’ordine riprendano il controllo della situazioni”.