Presidenza del Consiglio comunale, il Centrodestra tra delusi e mal di pancia
La prima partita politica, il Consiglio comunale la giocherà sull’elezione del presidente dell’assise. Tolti quegli sporadici episodi in cui il candidato più votato alle elezioni è stato poi “premiato” con la presidenza del consesso, servirà un accordo di coalizione per stabilire chi siederà sullo scranno più alto dell’aula Vittorini, al quarto piano di Palazzo Vermexio.
Sulla carta, la partita sembra già chiusa. Il centrodestra ha la maggioranza e quindi non dovrebbe esserci spazio per sorprese. Ma la politica, si sa, è l’arte del possibile. E se pertanto le indiscrezioni circa divisioni e malumori tra alleati di coalizione dovessero rispondere al vero, non è da escludere che potrebbe anche nascere una maggioranza “trasversale”, di cui finirebbe per beneficiare Italia.
La mancata elezione di Ferdinando Messina, infatti, ha dato il via ad una resa dei conti nel centrodestra. E le parole del coordinatore provinciale di Forza Italia, Corrado Bonfanti, lasciando intendere bene l’aria che tira: “qualcuno al ballottaggio non ha fatto la sua parte, si è consumato un tradimento politico”. Il riferimento è agli alleati, non apparsi vicini e compatti su Messina nelle ultime giornate prima del voto. Non è passata inosservata neanche l’assenza dei big provinciali (Carta e Cannata) nel quartier generale del centrodestra, durante le operazioni di spoglio. Seppur giustificabile da impegni istituzionali, ha marcato una certa distanza tra alleati, in una coalizione che rischia di sfilacciarsi alla prima prova: proprio quella del Consiglio comunale e dell’elezione del suo presidente. Con il rischio che il “tradimento” (politico) possa consumarsi fino alla formula piena: non solo sostegno trasversale ma addirittura vero e proprio salto della barricata, con il passaggio nei banchi opposti.
Una situazione che sembra arridere ancora una volta ad Italia, come 5 anni fa. Anche allora, pur essendo minoranza in Consiglio comunale, la sua coalizione pescò il jolly con l’elezione di Moena Scala (allora M5S) come espressione di una maggioranza “trasversale”.
foto archivio