Prima l’Italia traccia la via, Vinciullo: “Nazionalizzare Isab Lukoil, non si perda tempo”
Prima l’Italia rilancia la nazionalizzazione per salvaguardare produzione e occupazione della grande raffineria Isab Lukoil. E’ Enzo Vinciullo a ribadire la strada da seguire, dopo l’incontro al Ministero delle Imprese di venerdì scorso che non ha sortito l’effetto sperato. “Non si può perdere ulteriore tempo, dal momento che le banche hanno deciso di disertare il tavolo ministeriale, mostrando una sostanziale indifferenza nei confronti del dramma che stanno vivendo migliaia di lavoratori con le rispettive famiglie. La nazionalizzazione della Isab-Lukoil è l’unica soluzione possibile ed immaginabile avendo, fra l’altro, al Ministero dello Sviluppo Economico intuito le difficoltà che si opponevano ad una soluzione positiva di una problematica così complessa e così difficile”, le parole del coordinatore provinciale del partito.
In sostanza, il governo dovrebbe applicare lo stesso schema adottato in Germani per le raffinerie Rosneft. “Lo stesso governo tedesco – ricorda Vinciullo – già precedentemente era intervenuto per nazionalizzare o comunque per mettere sotto il controllo statale la Uniper, un gruppo energetico che in Germania è di primaria importanza, così come Isab-Lukoil in Italia”.
I sindacati fanno però notare che la partita è doppia. L’altra incognita per il futuro del polo industriale siracusano è legata alla depurazione dei reflui ed alla situazione del depuratore consortile gestito da Ias e attualmente sotto sequestro. “Non si può continuare a sottovalutare il problema sollevato dagli organi competenti al controllo dell’impianto che hanno indicato precise prescrizioni, non applicabili attualmente nella loro interezza. Quindi, si torna ad invocare l’intervento del Signore delle Leggi, cioè il Parlamento nazionale che, di concerto con la Regione Siciliana che ha potestà concorrente con lo Stato sull’argomento, potrà predisporre un provvedimento urgente in modo da equiparare il depuratore di Priolo a quello di Gela e di Taranto, garantendone la funzionalità fino agli interventi che si riterranno necessari”. Tra questi, anche la realizzazione di un nuovo impianto, interamente privato e finanziato dalle stesse aziende dell’area del petrolchimico.