Processo ai parcheggiatori della Neapolis: gli imputati, "nessuna intimidazione a Garozzo"
Nuova udienza nel processo per l’intimidazione all’ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo. Gli imputati, in aula, hanno affermato di voler essere solo regolarizzati e di non aver mai intimidito l’allora primo cittadino a cui venne data alle fiamme l’auto il 14 novembre del 2017. Secondo l’accusa, si sarebbe trattato di una ritorsione per linea dura adottata da Garozzo contro i parcheggiatori abusivi.
Sotto processo sono finiti Francesco Mollica, 39 anni, e la moglie, Lucia Urso, 38 anni, insieme a Salvatore Urso. “Abbiamo chiesto al sindaco ed all’assessore alla Viabilità, Salvatore Piccione, di essere regolarizzati, attraverso un percorso di legge”, hanno dichiarato nel corso della loro deposizione. In aula hanno negato di aver pronunciato frasi intimidatorie rispondendo così all’accusa di minacce in occasione di un incontro con Garozzo avvenuto presso il comitato elettorale di Gaetano Cutrufo, in quel momento candidato alla regionali.
I tre parcheggiatori, attivi nella zona del parco archeologico della Neapolis, furono poi arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo, al comando del capitano Enzo Alfano, nei mesi successivi all’incendio della macchina del sindaco. Era posteggiata sotto l’abitazione di Giancarlo Garozzo, in viale Santa Panagia, mentre l’allora sindaco si trovava a Roma per impegni istituzionali. Per la Procura sarebbero loro i mandanti dell’avvertimento. Non sono stati ancora identificati gli esecutori.
Un quarto parcheggiatore abusivo, Andrea Amato, 37 anni, è stato condannato con rito abbreviato a 5 anni e 4 mesi di reclusione.