Pronto Soccorso da chiudere, nell’elenco Augusta, Avola e Noto: accessi minimi
A quattro anni dal decreto del 2015 che avrebbe dovuto rendere più efficiente e razionale la rete ospedaliera italiana, evitando sprechi di denaro pubblico, i risultati per la Sicilia sono poco incoraggianti. Lo racconta Milena Gabanelli, popolare giornalista che firma per il Corriere della Sera la rubrica Data Room.
Nella sua nuova inchiesta dedica attenzione in particolare ai pronto soccorso: quelli di Avola, Noto e di Augusta dovevano essere chiusi, sulla scorta di quanto dispongono le norme. “I reparti che non stanno nei parametri devono essere chiusi o riconvertiti”, ordinava la Lorenzin. Quindi, se non raggiungono un numero di ingressi/giorno minino, la legge parla chiaro: “per i Pronto soccorso ci vuole una media di 54 al giorno”. Su 635 Pronto soccorso, 103 risultano senza i requisiti minimi previsti e sarebbero da chiudere. Tra questi, i tre siracusani. Per Avola e Augusta media di circa 50 accessi al giorno, mentre sono 35 circa per Noto.
“Chiudere reparti per le Regioni è impopolare perché ogni volta che c’è da toccare qualcosa i cittadini insorgono al fianco di sindaci e politici locali, che nel caso di strutture pubbliche difendono la nomenclatura medica e nel caso di privati accreditati tutelano gli interessi degli imprenditori della Sanità”, spiega Milena Gabanelli. “Nessuno spiega ai pazienti che è meglio ricoverarsi in un grande ospedale un po’ più lontano che in uno sotto casa, ma senza i requisiti minimi”.