“Punto Nascita di Avola, manca requisito di sicurezza”. Nove medici scrivono all’Asp
“Il punto nascita dell’ospedale Di Maria di Avola non è sicuro”. A lanciare l’allarme sono nove medici ospedalieri che hanno scritto alla direzione dell’Asp di Siracusa, sottolineando l’esistenza del problema. Sostengono che manchino requisiti di sicurezza. In particolare, il servizio Stern per le emergenze neonatali. La sigla indica il Servizio di Trasporto Emergenza Neonatale, ovvero il trasferimento immediato di un neonato che necessita di cure intensive presso un ospedale di livello superiore, anche nel caso di partorienti. Dal punto nascita di Avola, qualora vi fosse un emergenza, i neonati andrebbero trasferiti al San Marco di Catania.
Il servizio sarebbe però “precario” secondo i 9 medici, che hanno messo in guardia sul conseguente rischio per i neonati e le mamme. E questo, sottolineano nella loro nota alla direzione dell’Asp di Siracusa, comporta quindi che il punto nascita del Di Maria “non ha uno dei requisiti necessari per gli standard di sicurezza minimi richiesti”.
Sul punto è stato chiaro il Ministero della Salute che ha inviato nei mesi scorsi una nota chiara alle Regioni per la riorganizzazione dei punti nascita. “E’ necessario (…) si proceda all’assicurazione dei servizi di trasporto assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN) e che, nel processo di ridefinizione della rete di assistenza materna e neonatale sia espressamente prevista e realizzata l’attivazione, completamento e messa a regime del sistema di trasposto assistito materno (STAM) e neonatale d’urgenza (STEN)”.
A riportare la notizia è stato ilfattoquotidiano.it. Dietro l’angolo, una nuova polemica per il reparto aperto al Di Maria negli anni scorsi e che già fece discutere per alcune ripercussioni indirette su Ginecologia a Siracusa, come quando venne momentaneamente chiuso l’ambulatorio di maternità infantile dell’ospedale del capoluogo. L’allora deputato regionale Giorgio Pasqua (M5S) parlò di “carenza di organico importante” che era stata aggravata dall’apertura di Ostetricia ad Avola (“la coperta è ancora più corta”).