Quando piove Siracusa annega. Problema strade tra pendenze, cordoli, spartitraffico e caditoie
Perchè basta qualche ora di precipitazioni intense per far scomparire Siracusa sotto centimetri di acqua? Perchè le strade diventano in fretta fiumi? Sono due tra le tante domande che circolano il giorno dopo l’acquazzone che ha paralizzato la città.
Sul banco degli imputati c’è il sistema viario, prima ancora di quello di raccolta delle acque piovane. Maggiori indiziati sono i cordoli, gli spartitraffico e quelle pendenze non sempre indovinate. E come se non bastassero tutti questi ostacoli per il deflusso delle acque, ci si mettono anche le caditoie spesso tappate per sporcizia che – di fatto – consentono a diverse arterie cittadine di diventare “a tenuta stagna”.
Progettazioni poco attente ai fenomeni atmosferici ma anche una crescita disordinata nel passato, una urbanizzazione selvaggia che ha contribuito a creare alcuni degli attuali problemi. Come nel caso di viale Epipoli e del villaggio Miano.
Ogni siracusano sa che se piove bene, quell’area sarà di sicuro allagata. Non c’è bisogno di chiamare i parenti che vivono nella zona. E’ un fatto. Lo sa anche la politica che aveva studiato una soluzione: il canalone di gronda. E’ uno dei “capisaldi” del piano triennale delle opere pubbliche. Da almeno tre lustri. Rimane lì, sulla carta con lo studio e la progettazione di massima. Ma di realizzarlo non se ne parla. Servono, come primo step, qualcosa come 6 milioni di euro. Ed altrettanti come fase due per completarlo e renderlo davvero operativo. Totale 12 milioni di euro. Ma una città che non sa decidere neanche dove costruire ipoteticamente il suo nuovo ospedale, può mai ambire a realizzare un’opera pubblica necessaria da 12 milioni di euro?
Le casse comunali non possono far fronte all’impegno. Dalla Regione arrivano monetine. E Siracusa affonda.
Auto travolta da un fiume d’acqua a Scala Greca
Il tilt di viale Tica